Volare alto con i piedi per terra

Il peggior modo per affrontare questioni complesse e delicate come quella dell’Ilva è trincerarsi dietro questioni di principio. Con la stucchevole tentazione dei voli pindarici, più o meno in buona fede, ci si sta incartando nella radicalizzazione dei singoli elementi di una vertenza molto articolata e complessa: scudo penale e nazionalizzazione stanno diventando le dita dietro cui si nasconde la politica inconcludente, faziosa e demagogica.

Se ci si ingarbuglia nell’astratto problema di concedere o meno un trattamento legale diversificato ai potenziali nuovi gestori dell’acciaieria di Taranto, non si conclude nulla, si regalano pretesti a chi non vuol affrontare seriamente la situazione e si forniscono alibi a chi vuole defilarsi dalla scottante trattativa.

Se ci si vuole distinguere a tutti i costi facendo i primi della classe, si manda l’intera classe a catafascio presentandosi in ordine sparso ad una trattativa difficilissima in cui occorrerebbe una certa unità d’intenti per raggiungere obiettivi ragionevoli.

Se si punta a sventolare qualche bandiera in chiave populistica ed elettoralistica, si dovrebbe capire che non si può mettere la raccolta di facili consensi prima della difesa della continuità aziendale e di migliaia di posti di lavoro: siamo alla distinzione tra il politico che pensa ai voti e lo statista che pensa alle generazioni future. Bisogna sforzarsi di passare dalla parte degli statisti, altrimenti…

Se si pretende che i potenziali acquirenti dell’azienda Ilva si facciano carico di tutto, prescindendo dai loro piani aziendali di breve e lungo periodo, che nell’elaborare i piani non si possano sbagliare ed avere ripensamenti (salvo pagarne le conseguenze a livello legale e contrattuale), che, nell’economia capitalistica e globalizzata in cui ci ritroviamo, le multinazionali non operino scelte di convenienza a livello di localizzazione degli investimenti e di massimizzazione del profitto (salvo lavorare per regolamentare i mercati, armonizzare le politiche fiscali, fissare standard rispettosi dei diritti dei lavoratori, omogeneizzare le regole ambientali, etc.),  che l’economia smetta di fare i conti per salvare la politica o che si possa essere liberisti a corrente alternata, vale a dire fino a mezzogiorno per poi diventare dirigisti, si torna indietro e si prefigurano scenari anacronistici e impossibili: l’imprenditore deve fare “correttamente” il suo mestiere (non sono sicuro che questo stia avvenendo in casa AcelorMittal), sta al potere politico verificare innanzitutto la correttezza e poi mettere l’interlocutore davanti alle proprie responsabilità non con risse demagogiche e ideologiche, ma con razionali provocazioni sostanziali, mettendo in campo tutto ciò che la politica può fare per agevolare le operazioni.

Un conto infatti è porsi il problema della compatibilità della produzione dell’acciaio in una politica industriale strategicamente innovativa ed eticamente impegnata nel rispetto dell’ambiente, della salute pubblica e del diritto al lavoro, un conto è “incapponirsi” in astratte questioni di principio, in disquisizioni legali, in assurde scelte ideologiche.

I partiti di governo dovrebbero fare un passo indietro per lasciar lavorare il governo. I partiti di opposizione dovrebbero interrompere la polemica su un problema, che peraltro non può prescindere da responsabilità temporalmente e politicamente ben più allargate rispetto agli schieramenti. Il Parlamento lasci al governo il compito di governare e non si metta a varare leggi solo per il gusto sadico o masochistico di mettere il bastone fra le ruote del governo: ci sarà tempo e modo di controllare l’operato governativo, di discuterne l’azione e di valutarne i risultati. La confusione è cattiva consigliera. In questo momento mi sembra di vedere un comportamento molto serio e costruttivo da parte dei sindacati e dei lavoratori stessi: è un buon segno da non lasciar cadere nel vuoto delle polemiche partitiche. Bene ha fatto il premier Giuseppe Conte ad aprire un coraggioso fronte di dialogo diretto anche con i lavoratori.

Occorre molta e laboriosa pazienza che fa a pugni col superficiale e fastidioso protagonismo dei partiti, dei partitini e delle correnti di partito o di movimento, nonché con la ricerca della ribalta mediatica da parte di tanti personaggi in cerca d’autore. Può e deve essere l’occasione per il paradossale ritorno della politica a volare alto con i piedi ben piantati per terra per affrontare i veri e gravi problemi.