Se protesta fa rima con destra…

Siamo un po’ tutti affezionati, si fa per dire, allo schema politico che vede la destra al potere e la sinistra all’opposizione in Parlamento e a condurre la protesta nelle piazze, a volte anche durissima, ai limiti della violenza. Un altro conseguente e semplicistico schema prevede la destra al governo nei periodi di vacche grasse, quando ce n’è un po’ per tutti, e la sinistra al governo nei momenti difficili, quando cioè occorrono sacrifici per il bene comune.

Se mai questi schemi avevano una loro ragion d’essere dettata dal solo buon senso, oggi sono saltati, se non sono stati addirittura ribaltati. Forse è anche per questo che mi trovo sistematicamente spiazzato nelle mie analisi. L’ho presa su larga per trovare una spiegazione plausibile al fatto che in Italia, ma un po’ in tutto il mondo, la protesta viene catturata, interpretata e cavalcata populisticamente dalla destra politica più estrema, talora caratterizzata da venature nazionaliste e razziste.

Non è una novità storica in assoluto: i precedenti sono tragicamente preoccupanti, perché simili fenomeni hanno trovato la loro soluzione in regimi autoritari o dittatoriali conditi in salsa populistica. Inutile fare degli esempi. Per arginare queste derive occorre però non partire dall’esorcizzare le estreme conseguenze, ma, se possibile, affrontarne le cause.

Questa volta faccio un esempio. La manifestazione piuttosto spontanea, svoltasi a Bologna in concomitanza e in contrasto con la tournée salviniana volta a raccattare consensi in Emilia-Romagna in vista delle prossime elezioni regionali, ha visto una notevole partecipazione di popolo ed una sorta di scatto d’orgoglio della gente stanca di subire l’aggressione di una destra meramente distruttiva. Ho preso una boccata d’ossigeno e mi sono detto: finalmente il popolo di sinistra batte un colpo, si riappropria delle sue piazze, rispolvera la sua storia, rivendica la sua tradizione, richiama i suoi valori, riprende il filo della matassa nella regione emblematica ed esemplare. Il messaggio era molto chiaro: ci siamo e nessuno si illuda di farci fuori.

Poi, a parte il famoso discorso delle piazze piene e urne vuote che sembra aver funzionato sempre e solo a sinistra, mi sono chiesto: basterà il sacrosanto agitarsi contro Salvini, basterà togliere dall’armadio le bandiere, basterà gridare al lupo contro chi vuole buttare all’aria la democrazia, basterà fare appello alla mente dei cittadini per toglierli dalla pancia di cui si stanno accontentando? Non credo, a volte purtroppo si ottiene il contrario e quindi è meglio non farsi trascinare in una rissa pseudo-ideologica. Mi si risponderà: bisognerà pure farsi sentire e per farsi sentire serve anche scendere in piazza! Sono d’accordo e infatti sento tanta nostalgia dei tempi in cui, di fronte ad eventi interni ed internazionali, si trovava la voglia e il coraggio di mobilitarsi anche al di là degli stretti schieramenti partitici. Come era bello trovarsi in piazza a gridare il proprio dissenso!

La sinistra non deve però illudersi di riconquistare così, o solo così, il consenso della gente. Deve avere il coraggio di cogliere le cause del malcontento e di elaborare risposte credibili e concrete ai problemi, senza negarne l’esistenza o la portata, si chiamino sicurezza, immigrazione, delinquenza, etc. Finora i cittadini hanno la sensazione che le uniche ricette per certe malattie sociali le abbia miracolisticamente in mano la destra, che, prima enfatizza e drammatizza le situazioni di disagio e difficoltà, per poi proporre soluzioni sbrigative ed egoistiche, che tanto simpatia incontrano nell’ingenuità della gente.

Non è vero che il partito democratico non abbia identità, ce l’ha eccome, è l’unico partito che possa vantare una storia, una tradizione, una cultura. Il problema è che tutto questo patrimonio genetico è stato relegato in soffitta, perché serviva a fare opposizione e quindi… Sbagliatissimo! Sarebbe come se una persona mettesse in soffitta i testi su cui ha studiato, illudendosi che non servano più. Quante volte mi è capitato di andarli a riaprire e rileggere durante la mia vita professionale, trovando in essi risposte sempre attuali e adeguate.

Si provi ad individuare i valori fondamentali della sinistra e si cerchi di incarnarli spietatamente nella situazione attuale. Se si vuole fare in fretta, senza paura di sbagliare, si prenda la Costituzione e, a fianco di ogni articolo, si prevedano i contorni della sua attuale e pratica applicazione. L’identità è quella, ma la carta d’identità ogni tanto va rinnovata anche se si rimane la stessa persona. Non è facile, mi rendo perfettamente conto, ma bisogna assolutamente provarci. Buon lavoro!