Le uova marce della politica e le frittate della magistratura

Devo ammettere che, durante il periodo del berlusconismo imperante, mi schierai pregiudizialmente dalla parte dei giudici censori della politica: la colpa di questa scelta di campo, drastica e a senso unico, era senz’altro soprattutto di Berlusconi, il quale aveva impostato il tutto come una guerra con la magistratura e più insultava, provocava e tirava a cimento i magistrati, più questi intendevano fargliela pagare in una lotta che non è ancora finita e che ha rovinato forse in modo irreparabile i rapporti tra magistratura e politica.

Il tempo ha sollevato la polvere e, pur confermando molte responsabilità gravissime del cavaliere nel tremendo mix politica- affari-sesso, pur rimanendo inalterata la responsabilità di fondo di voler piegare la politica istituendone i rapporti col malaffare, pur ammettendo l’assurdità di criminalizzare i giudici rei di disturbare il manovratore, hanno cominciato ad emergere alcuni gravi difetti della magistratura riconducibili alla smania di protagonismo, all’accanimento giudiziario, all’intromissione nell’andamento delle vicende politiche, alla mancanza di equilibrio e di indipendenza. Fino ad un certo punto sono stato portato a giustificare questi atteggiamenti debordanti come comprensibili reazioni difensive alla messa in discussione dell’autonomia giudiziaria e agli attacchi volgari e sistematici rivolti alla magistratura.

Poi la questione ha preso una brutta piega e tutt’ora la situazione non è delle migliori: le ingerenze esistono, le inchieste ad orologeria pure, i dubbi aumentano. Quando un politico raggiunge un certo livello di protagonismo, parte qualche avviso di reato che rischia di distruggerlo: magari il tempo dimostra che le ipotesi di reato erano infondate, ma ormai la frittata è fatta. Il discorso riguarda soprattutto il finanziamento illecito dei partiti e la corruzione dei politici.

Il quadro legislativo risente degli scandali clamorosamente scoppiati a carico dei partiti e dei loro esponenti della cosiddetta prima repubblica. Effettivamente la corruzione aveva raggiunto livelli di guardia e la pentola debordò invadendo le aule giudiziarie, ma anche i cervelli dei cittadini irrimediabilmente disgustati. Niente più soldi pubblici alla politica: un modo per consegnarla definitivamente alle lobby e ai mestieranti più o meno prezzolati. Fatta la legge fatto l’inganno: ecco i rimborsi elettorali che altro non sono se non soldi pubblici malamente elargiti a piè di lista. Poi spuntano le fondazioni che rischiano di essere equivoche lavanderie dei soldi privati in odore di sfruttamento dei favori della politica. Tutto mentre il bambino ha comunque continuato a vivere nell’acqua sporca, perché la corruzione vera e propria non è diminuita ed è addirittura peggiorata nel senso della sua personalizzazione a scapito dei partiti.

Questa è la situazione in cui si dibatte il finanziamento della politica, che non può fare a meno dei soldi e di cercarli dove sono. Ogni tanto parte la retata e qualcuno resta impigliato, non è detto che sia il peggiore o il più scorretto, spesso è il più in vista del momento. A prescindere dalle reali responsabilità legali ed etiche che senza dubbio possono esistere, la politica viene genericamente ed ulteriormente squalificata e si fa strada l’antipolitica, su cui gravano gli stessi dubbi inerenti i giri finanziari: è un gatto a più code, che se le morde a rotazione.  Ora è il turno di Matteo Renzi, domani a chi toccherà? Sotto la cenere stanno covando dei fuochi e mi sembra tanto che le prime galline che cantano abbiano fatto o stiano facendo le loro uova. Le frittate si susseguono e la politica scende sempre più in basso con la magistratura che fa ben più del suo fondamentale e indispensabile mestiere.

Si intuisce spesso che dietro certe indagini verso pubblici amministratori ai vari livelli c’è poca sostanza: se vogliamo, assieme alla malafede di pochi esiste il pressapochismo di molti deputati, senatori, sindaci, assessori, consiglieri, etc., ma anche molto accanimento da parte dei giudici. Finirà come avvenne in certi periodi nella storia biblica del popolo ebreo? Il potere ai giudici e nessuno li potrà controllare e giudicare. Oppure i giudici espressione del potere politico? Già visto e vissuto in tanti periodi e in tante parti del mondo.  Oppure la politica direttamente connessa al giudizio del popolo? Va molto di moda. Il rapporto tra politica e magistratura è assai delicato e lo stiamo affrontando, il discorso vale per tutti, con il garbo dell’elefante nel negozio di cristalleria.

Sia ben chiaro che non intendo negare l’esistenza insistita ed arrogante della corruzione, tanto meno sto auspicando di mettere la sporcizia sotto il tappeto, ancor meno di chiudere gli occhi e assolvere tutti perché tutti sbagliano (era la difesa di Bettino Craxi ai tempi dello scandalo milanese). Vorrei soltanto che chi deve fare pulizia non sparga “il rudo” a vanvera e non lo butti addosso al primo che capita a tiro. Buona politica e buona pulizia!