La mortadella qualunquista

Non so esprimere fino in fondo la sensazione che provo di fronte alle risse parlamentari: ultima in ordine di tempo quella scoppiata in conseguenza delle dichiarazioni del ministro dell’economia Roberto Gualtieri con riguardo al tanto discusso e criticato accordo sul fondo salva-stati dell’Unione europea.

Prescindo dal merito dell’argomento: mi sembra una tempesta nel bicchiere scatenata da chi è solo alla ricerca di motivi per screditare l’attuale maggioranza di governo persino su temi oggetto di analoghe posizioni da parte del governo precedente. I politici hanno la memoria corta e purtroppo anche i cittadini non sono da meno.

Prendo in considerazione invece la degenerazione metodologica: le baruffe nelle aule parlamentari. La cosa non mi sorprende, perché è un classico delle democrazie discutere animatamente fino al punto da venire a male parole e finanche alle mani. Succede e il fatto non mi scandalizza: meglio così della pace dei sepolcri parlamentari nei regimi autoritari e dittatoriali.

Pur non trattandosi di eventi esemplari per la vita democratica, rientrano quasi nella normalità: la storia è zeppa di simili episodi scoppiati in concomitanza con la discussione su temi di varia natura. La differenza è che nell’ormai lontano passato segnavano le differenze su argomenti molto importanti a livello interno e internazionale, mentre oggi segnano una infima, strumentale e vuota polemica. Ancor più, rappresentano un tentativo irresponsabile e pazzesco di portare la politica all’osteria, con tutto il rispetto per le osterie, che non pretendono di scimmiottare il parlamento.

Quindi non mi scandalizzo, non mi sorprendo, non mi arrabbio, non riesco a fare dell’ironia o del sarcasmo, vengo preso da un senso di grande tristezza, da una sorta di ribellione interiore, da un nodo alla gola. Penso a quanto è costata la riconquista della libertà e della democrazia in termini di vite umane e di sacrifici personali e di gruppo. Penso a cosa proverebbero, di fronte a simili e vergognose liti, i condannati a morte della Resistenza, quanti hanno versato il sangue per guadagnarci le istituzioni democratiche ed antifasciste.

In questi scontri vedo, da qualsiasi parte vengano scatenati, un’intolleranza che sa di rigurgito fascista, che non ha nulla da spartire con la contrapposizione politica, ma che sminuisce il ruolo parlamentare per praticare scorciatoie populistiche, lisciando il pelo al qualunquismo, nemico principale della democrazia.

Chissà perché mi è venuto spontaneo fare un tremendo parallelo tra le risse parlamentari di questi giorni, precedute e seguite da un dibattito politico penoso, fatto di attacchi insulsi e demagogici, e l’emergente realtà di formazioni partitiche neo-naziste, sintomo di un malessere gravissimo esistente nella nostra società. Qualcuno mi consiglierà di non drammatizzare, di buttarla nel ridicolo, di liquidarla con un’alzata di spalle. Non ce la faccio! Credo nella politica e non accetto che la si deturpi.

Il cappio esibito, la mortadella ostentata, i brindisi provocatori, i cartelloni esposti non mi sembrano il modo migliore per vivere la democrazia nelle istituzioni. Un colpo oggi, un colpo domani, non sorprendiamoci poi se questo gioco consente a qualcuno di fare il nazista o il fascista. Un tal gioco, credetemi, è meglio non giocarlo.