Il minestrone salomonico

Tutti i giorni esce un’indiscrezione sulla manovra economica del governo, che viene regolarmente e immediatamente smentita. Tutti si sentono protagonisti e sparano a vanvera cifre e provvedimenti alla ricerca del colpo giusto da assestare al bilancio dello Stato. Passi fin che si tratta dei media alla disperata ricerca dello scoop che possa fare cassetta interessando e/o facendo incazzare i lettori, passi se il gioco al massacro proviene dall’opposizione che mira a screditare la manovra prima ancora che veda la luce, passi se il tiro al piccione lo promuovono le forze sociali tese ad ottenere risultati a favore dei propri associati, ma, quando il botta e risposta se lo fanno i partiti di governo o addirittura i ministri l’un contro l’altro armati, arriviamo al paradosso.

Il dialogo e il dibattito sono il sale della democrazia, ma qui non abbiamo discussione seria, siamo in presenza di uno scontro inconcludente e confusionario che indebolisce tutto e tutti. È pur vero che, come diceva un esperto in materia, un bilancio altro non è che una sommatoria di opinioni, ma se queste opinioni vengono sparate alla viva il parroco cessano di essere tali e diventano certezze di incompetenza e improvvisazione.

In questo tranello sta relativamente cadendo anche il ministro dell’economia, il personaggio competente e concludente, che dice e disdice in un tourbillon di cifre e di misure in cui penso non si raccapezzi più. Signori, vogliamo fare un po’ di silenzio, vogliamo valutare seriamente i pro ed i contro prima di uscire con annunci roboanti, vogliamo provare ad essere seri. Probabilmente i cittadini, pur istigati e strumentalizzati a destra e manca, ne sarebbero soddisfatti: è inutile fasciarsi la testa prima di cadere o cantar vittoria prima di avere vinto.

Sinceramente non ho ancora capito le intenzioni reali del governo, ma forse è meglio così. Qualcuno osserva che è sempre stato così, prima, durante e dopo le manovre economiche. Si sentono ragionamenti da parte degli addetti ai lavori, che fanno letteralmente rabbrividire, proposte contorte e contraddittorie. Non so se sia così anche negli altri Stati europei. Probabilmente sì, forse però sono capaci di occultare la loro ignoranza e la loro incertezza e sembrano più bravi e discreti.

Alla fine si dovrà pur arrivare alla quadratura del cerchio. Il partito democratico ha ottenuto le principali leve del potere in materia economico-finanziaria (ministeri chiave, il rappresentante nella commissione europea, etc.) e mi sembra che le stia manovrando in modo piuttosto insoddisfacente. Il partner di governo fa un’azione di disturbo, tentando di giocare al poliziotto cattivo (il rigorista PD) e a quello buono (lo sviluppista M5S). Il più bel tacer non fu mai scritto. Chi tace acconsente. Il silenzio è d’oro, la parola d’argento. Ce n’è per tutti i gusti.

Il governo ha varato il Def (documento di economia e finanza), poi approvato dal Parlamento: una sorta di ricetta per cucinare la minestra. Mio padre mi raccontava di una madre casalinga con tanti figli: ognuno voleva un tipo di pasta diverso e lei, per accontentare tutti, ne metteva in pentola un pugno di ogni tipo. Lascio immaginare che minestra ne uscisse. Mangiare quella minestra o saltare dalla finestra. Quella salomonica mamma finirà per fare scuola al governo: d’altra parte si dice anche che una legge è buona se scontenta tutti. Lo si potrà dire anche della politica di bilancio?