Giocare alle guardie del dazio

Ai bei tempi della mia fanciullezza, quando un gioco pendeva versa la sconfitta, il bambino, proprietario del pallone o di altro strumento ludico, ritirava il tutto e andava a giocare nel suo cortile dove era sicuro di vincere. Gli adulti facevano e fanno di peggio: per non perdere truccano il gioco, barano di brutto. Non si può cavarsela scuotendo il capo o pensando che l’uomo è fatto così e non c’è niente da fare. Sul fatto che l’anti-giochino di cui sopra sia una costante nei rapporti umani posso essere d’accordo, mentre non mi rassegno a subire passivamente questa impostazione egoistica. Prendo e riporto di seguito dal quotidiano “La stampa”.

Il tanto atteso verdetto del Wto, l’organizzazione mondiale per il commercio, alla fine è arrivato: gli Stati Uniti potranno imporre dazi sui prodotti provenienti dall’Europa per un ammontare annuo fino a 7,5 miliardi di dollari, quasi sette miliardi di euro. Un conto salato in grado di scatenare una guerra commerciale tra le due sponde dell’Atlantico, frenare ulteriormente una crescita economica già stentata e dare un duro colpo all’export italiano. A cominciare da quello agroalimentare, ma senza dimenticare il settore moda e le motociclette, arrivando a costare al sistema Italia fino a un miliardo di euro.

La decisione del Wto è legata a quella con cui a suo tempo sono stati giudicati illegali alcuni aiuti pubblici destinati al consorzio Airbus e la cifra indicata dall’organismo che ha base a Ginevra è destinata a compensare il danno (stimato) subito dal sistema economico statunitense. Ma lo stesso Wto ha anche ritenuto illegali alcuni aiuti forniti dall’amministrazione di Washington alla Boeing e nei prossimi mesi dovrebbe emanare un verdetto analogo a quello odierno, stavolta per quotare il valore delle misure compensative che potrà adottare l’Ue.

Un gioco che potrebbe teoricamente avere somma zero, se non fosse per la vena particolarmente battagliera dell’amministrazione Trump e la sua attitudine a voler negoziare partendo sempre da una posizione di forza. I segnali giunti in questo senso da Washington non sono mancati ed hanno spinto la commissaria europea al Commercio uscente, la svedese Cecilia Malmstroem, a mettere le mani avanti. “Anche se gli Stati Uniti hanno avuto l’autorizzazione dal Wto – ha sottolineato – scegliere di applicare le contromisure adesso sarebbe miope e controproducente. Restiamo pronti a trovare una soluzione equa, ma se gli Usa decidono di imporre le contromisure autorizzate dal Wto, l’Ue non potrà che fare la stessa cosa”. Con il rischio di alimentare un clima già teso tra le due sponde dell’Atlantico e arrivare ad una guerra commerciale che, come già indicano l’andamento degli scambi mondiali e le reazioni dei mercati azionari (le borse sono crollate), avrebbe un effetto decisamente recessivo. “L’imposizione reciproca di contromisure – ha avvertito la commissaria – avrebbe solo effetti negativi per tutti”.

Fin qui la cronaca. Mi corre l’obbligo di aggiungere due brevi riflessioni: una di ordine etico-sociologico, l’altra di carattere politico. Che la globalizzazione sia un “gioco” pericoloso e poco divertente posso anche essere d’accordo, ma che sia meglio rifugiarsi nel proprio cortile e divertirsi a lanciare sassate nei cortili altrui non sono per niente convinto. La convivenza è difficile, ma non può essere sostituita dalla rancorosa solitudine. Non vale ricercare chi abbia fatto la prima mossa sbagliata ed aggressiva e ancor meno vale rispondere alle sassate rigettando indietro i sassi. Prima o poi ci rimetteremmo tutti.

La seconda riflessione riguarda il divertimento assai poco innocuo per i bambini della politica italiana. Abbiamo deciso di scherzare col fuoco del sovranismo e del populismo, di alzare la voce nazionalistica, di gridare per difendere i nostri interessi: di giocare nel nostro cortiletto. In una parola detta fuori dai denti, abbiamo deciso di votare la Lega e di darla su a Salvini. Ebbene, si sappia che così facendo si finisce nel tritacarne delle guerre commerciali e non solo commerciali. Forse siamo ancora in tempo per riprendere a giocare correttamente nel cortile comune.