L’assistenza più pubblica che sociale

Sarà bene che la magistratura faccia luce, il più in fretta possibile, sull’inquietante vicenda di Bibbiano, che è diventata materia di violenta polemica politica con reiterati attacchi al partito democratico reo di avere suoi esponenti attivamente o passivamente implicati.

Stando alle ricostruzioni giornalistiche, i fatti sarebbero scandalosamente seri: in poche parole i responsabili dei servizi sociali del comune forzavano, colpevolmente o addirittura dolosamente, a dismisura le situazioni di disagio minorile all’interno di certe famiglie a rischio per ottenere l’affido dei figli a strutture amiche con vantaggi economici conseguenti, il tutto in un giro di favori, connivenze, falsità e violenze sui minori stessi (costretti a dichiarare il falso con minacce e subdoli procedimenti psicologici), al coperto di un sistema pubblico assistenziale a dir poco invadente, ma sconfinante nella criminale strumentalizzazione dei rapporti con le famiglie più o meno in difficoltà.

Probabilmente sulla base delle situazioni famigliari a rischio si costruiva un castello di rapporti insostenibili, che consentivano l’adozione di misure estreme con tanto di affidamento dei minori ai servizi sociali comunali e alle strutture con essi convenzionate. Così ho capito e naturalmente mi sono stupito, scandalizzato e indignato. È proprio vero che su tutto si può speculare anche sulla pelle dei bambini e sulle loro famiglie. Fin qui saremmo alla cronaca della delinquenza, che si annida anche nei servizi pubblici e nel campo dell’assistenza sociale. In assoluto non si tratta di novità, ma di eventi che fanno comunque rabbrividire. Che la delinquenza si introduca nelle vicende umane sfruttando anche le occasioni offerte dalla pubblica amministrazione non è un fatto nuovo: certo, un conto è speculare sui loculi cimiteriali, un conto è rovinare la vita di un bambino e della sua famiglia per fare soldi.

Non so fino a che punto gli amministratori competenti fossero conniventi o semplicemente distratti. L’inquietudine aumenta: possibile che un sindaco, un assessore, un consigliere comunale e tutti coloro che ricoprono cariche pubbliche non fossero a conoscenza di queste procedure artefatte e violentemente lesive dei diritti delle persone? Può darsi che abbiano tenuti chiusi gli occhi, ma non si può dormire nello svolgimento di certi incarichi e nell’assunzione di certe responsabilità. Se sapevano e tacevano per convenienza o per vigliaccheria, le cose peggiorano e il marciume si allarga.

C’è però un ulteriore livello a cui tutti si riferiscono senza avere il coraggio di affrontarlo con sincerità e onestà intellettuale da entrambe le parti; da chi mette genericamente la sinistra sul banco degli imputati ritenendola responsabile direttamente o indirettamente di una deriva pubblicistica dell’assistenza sociale all’ombra del rapporto affaristico tra pubblico e privato sociale in nome del prevalente interesse pubblico rispetto ai diritti delle persone; da chi dovrebbe fare chiarezza sulla propria impostazione politica dell’assistenza sociale e sui relativi schemi di intervento e sulle procedure di comportamento. Tanto per essere chiaro e muovermi fuori dagli schemi politici: in Emilia Romagna si è esagerato pretendendo di strutturare tutta la società con l’intromissione dei pubblici poteri a tutti i livelli e in tutti i sensi? In parte sì, ma non vorrei che l’acqua sporca affogasse il bambino.

La sinistra politica ha il merito di avere attenzionato ed affrontato i problemi sociali fornendo soluzioni strutturali avanzate in un rapporto benefico tra pubblico e privato. C’è da chiedersi se questa osmosi non sia diventata anche il pretesto per omologare il sociale chiudendolo nella scatola più o meno dorata del favoritismo e della strumentalizzazione politica. Questo mi sembra il nodo da affrontare, non con le magliette provocatorie esibite in Parlamento, non con le pacchiane e demagogiche presenze infantili sui palchi dei comizi, non gettando fango su tutto e tutti, non identificando l’avversario politico con una banda di profittatori, ma, prendendo spunto da certe gravissime vicende, per discutere di modelli apparentemente virtuosi, che però possono nascondere brutti tranelli nonché pericolose e devianti esagerazioni.