Gli scherzi tra calcio e politica

È ripartito il campionato di calcio con le solite menate di contorno giornalistico, arricchite dalle avvisaglie di una polemica tra i nuovi allenatori della Juventus e dell’Inter. Maurizio Sarri ha giustificato una prova modesta della sua Juventus con il caldo del primo pomeriggio sofferto in quel di Firenze, lasciando intendere una penalizzazione della sua squadra rispetto ad altre che hanno potuto giocare ad orario più abbordabile dal punto di vista atmosferico. Antonio Conte, ringalluzzito dal momentaneo primato in classifica della sua Inter, ha risposto al collega collocandolo fra i poteri forti del calcio e quindi fra coloro che non possono minimamente lamentare ingiustizie o roba del genere.

I media, in una sarabanda televisiva riveduta e scorretta, si sono buttati a capofitto in questa polemichetta da strapazzo, intravedendo il leitmotiv del campionato nella rivalità tra queste due squadre e i loro allenatori. Gente che guadagna compensi astronomici e che osa fare del penoso protagonismo dialettico. Tutto il campionato girerà attorno a due dubbi amletici: riuscirà Sarri a far dimenticare gli innegabili ed annosi successi juventini; riuscirà Conte a rilanciare le quotazioni dell’Inter riportandola ai fasti di epoche lontane?

Antonio Conte mi dà l’idea di un personaggio umanamente intrattabile e insopportabile, un vincente a tutti i costi, un professionista che gioca a fare l’alfiere nerazzurro, un demagogo calcistico capace di arringare i tifosi e spremere i calciatori. Maurizio Sarri si conferma allenatore che punta più al gioco che alla classifica in una piazza che punta più alla classifica che al gioco: per superare queste contraddizioni dovrà fare i salti mortali. Fossero rimasti entrambi dov’erano ne avremmo guadagnato tutti in tutti i sensi.

Antonio Conte insidia la ribalta di Giuseppe Conte: in un certo senso, ragionando da bieco tifoso, anche lui è un trasformista, passato dalla Juventus all’Inter, come, politicamente parlando, si passa dalla Lega al Partito democratico. Chi non salta bianconero è e lui non potrà saltare, perché è stato bianconero e ha questo tatuaggio impresso sulla pelle calcistica. Anche il manager interista Beppe Marotta è un ex juventino: un vero e proprio ribaltone.

Maurizio Sarri deve arrivare al dunque e non può tergiversare: potrà e dovrà promettere al popolo juventino di vincere alla svelta, come sta facendo Matteo Salvini col popolo leghista. Non ce lo vedo nei panni di arringatore di tifosi in cerca di trofei trionfali. Nel frattempo i capi della tifoseria juventina ricatterebbero la loro squadra per ottenere o difendere vantaggi e privilegi di varia natura. Roba da matti! Sarri avvisato mezzo salvato.

Non so se sia più pazza la politica con i suoi esponenti o il campionato di calcio con i suoi dirigenti. Facciamo finta che siano tutti matti. E se scambiassimo i ruoli…Giuseppe Conte non lo vedrei male ad allenare una squadra di calcio. Matteo Salvini sarebbe un perfetto amministratore delegato di una società sportiva in cerca di vendette. Antonio Conte avrebbe tutta la grinta necessaria per governare il Paese; Maurizio Sarri potrebbe fare il Renzi della situazione: l’accento toscano non gli manca. Tutti alla conquista di uno spazio in Europa. Buon divertimento!