Vieni, c’è una strada nel bosco

Ricordo una gustosa barzelletta sull’aldilà. Una vecchietta muore dopo una vita esemplare e morigerata. Parte per ricevere il giusto premio e comincia a salire verso il Cielo. Va sempre più su, gli angeli e i santi cominciano a preoccuparsi. Ad un certo punto si sente una voce dal coro celeste che grida: «Vè donlètta, càsa ‘na biastumma, parchè sionò at ve in orbitä!» (chiedo scusa se ho maccheronato il dialetto).

Secondo gli ultimi dati dell’istituto di ricerca di Trieste, la Lega, dopo le elezioni europee tenutesi il 26 maggio scorso, che ne avevano già visto il trionfo col 34% dei voti, arriverebbe al 38% se si andasse a votare in questi giorni di fine luglio 2019. Rimango allibito: Salvini guadagna lo 0,2 per cento alla settimana. Eppure, per tornare alla barzelletta iniziale, di bestemmie politiche ne caccia in continuazione, ma lo premiano. Gli altri partiti sono a distanza chilometrica: il PD continua ad aggirarsi intorno al 22%, il movimento cinque stelle è al 17% circa, Fratelli d’Italia col suo 6,6% supera addirittura Forza Italia. Dati sconcertanti, totalmente al di fuori della mia logica politica.

Rado Fonda, direttore di ricerca di Swg, spiega il boom di consensi leghisti con la coerenza che Salvini riesce a mantenere e con la debolezza di tutte le altre forze politiche, che non hanno un leader forte che possa competere sul piano comunicativo con Salvini e che hanno il problema di doversi ricollocare politicamente trovandosi in una posizione poco chiara, confusa agli occhi degli elettori, i quali non riescono a capire dove quelle forze politiche stiano andando.

Superficialmente parlando l’analisi del sondaggista non fa una piega. Egli conclude infatti: “Lo stato di limbo in cui si trovano Pd, M5S e FI porta a rafforzare la Lega, l’unica che agli occhi degli elettori ha una linea chiara e coerente, anche perché di fatto si basa su pochi argomenti e temi, ma ben chiari, sui quali la linea del partito è sempre stata coerente. La coerenza in questa fase politica mantiene il consenso molto solido, la mancanza di chiarezza genera confusione negli elettori che si sentono demotivati e spinti verso l’astensione”.

Voglio seguire brutalmente e provocatoriamente questo ragionamento. Ipotizziamo di dover andare da Parma a Milano e di avere davanti quattro persone, che ci dovrebbero consigliare su quale tragitto scegliere per arrivare bene e in fretta a destinazione. Tre di esse dimostrano di non avere le idee chiare e propongono percorsi un po’ tortuosi e poco convincenti. La quarta persona dice con grande decisione: “Io a Milano ci vado tutti i giorni, vi potete fidare, conosco perfettamente la strada: si parte da Parma e si va verso Bologna, poi si arriva a Firenze, indi si risale la penisola e in poco tempo si giunge a Milano”. Discorso chiaro e la gran parte dei viaggiatori, stando ai sondaggisti, ci crederebbe, lasciando con un palmo di naso i signor tentenna incerti sul percorso da adottare. In poche parole meglio andare nel fosso che stare fermi ad aspettare.

Non sono convinto che le cose stiano in questi termini: secondo me i viaggiatori dicono di voler andare a Milano, ma in realtà non sanno dove sbattere la testa e allora, non volendo scervellarsi, si affidano al capo-comitiva, che sembra saperla lunga. Prima o poi si accorgeranno di avere sbagliato strada, a meno che non si autoconvincano che la strada è una sola, quella di Salvini ovunque porti.