Sinistra, se ci sei, batti un colpo!

La politica italiana si sta trasformando in un inconcludente, confuso e pericoloso gioco al tatticismo esasperato. Ogni strategia è composta da obiettivi e da tattiche per raggiungerli. Quindi nessuno scandalo: la tattica è necessaria, purché rientri in una strategia di medio/lungo periodo ed a condizione che risponda ad obiettivi rientranti appunto nella strategia.

Se, come sosteneva Alcide De Gasperi, lo statista guarda alla prossima generazione, mentre il politico guarda alle prossime elezioni, attualmente nel nostro Paese non abbiamo statisti, abbiamo solo politici, direi ancor peggio: abbiamo solo dei politicanti da strapazzo. Essi infatti non hanno nemmeno il coraggio di guardare seriamente alle prossime elezioni: le prefigurano in chiave meramente e spudoratamente strumentale. Chi le punta per incassare lo squallido dividendo dopo un anno di governo penoso e disastroso, chi le vuole rinviare per recuperare il terreno perduto nell’ignobile connubio giallo-verde, chi spera di rigenerarsi nel battesimo elettorale dopo averne combinate di cotte e di crude, chi pensa di lucrare una piccola rendita di ritorno improvvisandosi difensore delle istituzioni e del buongoverno, chi non sa che pesci pigliare e cambia tattica come cambiare di camicia.

Il Parlamento viene ridotto a cassa di risonanza di questi giochetti: credo che il dibattito politico abbia toccato il fondo nell’aula del Senato, quando il leghista Matteo Salvini, rinunciando improvvisamente alle sue dichiarate mire elettoralistiche, si è detto disponibile a varare una riforma costituzionale (sic) per dimezzare il numero dei parlamentari, ben sapendo che mettersi su questo terreno vorrebbe dire andare alle urne  fra un anno oppure fare una riforma che entrerà in vigore fra cinque o sei anni. Lo ha fatto solo per passare all’ex alleato grillino il cerino acceso che aveva in mano. Qualcuno li considera colpi di teatro, io li vedo come manciate di sterco sulla politica. Mio padre sosteneva che la bellezza del teatro consistesse proprio nel colpo di scena e in un certo senso anche la politica potrebbe giovarsene, ma qui, lo ripeto, non abbiamo colpi di scena bensì trasformismi scenici alla Fregoli (con tutto il rispetto per lui e per la sua abilità teatrale, non certo per chi lo scimmiotta nelle aule parlamentari).

Ormai, da incallito appassionato alla politica, devo gettare la spugna: non ci capisco più niente e, cosa ancor più grave, non provo più a cercare di capire, ben sapendo che ballo sul filo del rasoio del qualunquismo. Sono diventato qualunquista o sono qualunquisti i politici che si comportano nel modo indecente di cui sopra? È un gioco al massacro, che getta fango sulle istituzioni, indebolisce la democrazia, crea i presupposti per involuzioni sistemiche.

Non ricordo di aver vissuto momenti politici di tale squallore. Avremo toccato il fondo? Lo spero, anche se temo non ci sia più la residua forza di darsi una spinta per risalire. Nella mia esperienza politica ho sempre guardato a sinistra, tentando di cogliere in essa quelle radici che consentono di rimanere legati al bene comune. Lo sto facendo ancora, ma non trovo quello che cerco. Cerco e non trovo. Sinistra ti supplico, se ci sei ancora, batti un colpo! Te lo chiedo con un groppo in gola e le lacrime agli occhi, in nome di chi ha versato il suo sangue per conquistare e difendere la libertà e la democrazia.