Il Parlamento è la Chiesa della democrazia

Agli squallidi protagonisti dell’insano ferragosto della politica si è sovrapposto il serio interprete della festa dell’Assunta, il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei. Lungi da me ricadere nell’integralismo cattolico, rinunciare al mio spirito laico, ma quando si sta politicamente per affogare ben venga una scialuppa di salvataggio, anche se viene da un pulpito clericale, dal referente massimo che la società italiana ha nella gerarchia cattolica: la Conferenza Episcopale Italiana e il suo capo.

Allo scoppio fragoroso e distruttivo di tangentopoli con la politica sommersa dagli scandali della corruzione, la gente intravide due ancore di salvezza: la Magistratura e la Chiesa Cattolica. Non bastò, anzi queste due istituzioni delusero le attese. La stessa Bibbia ricorda come, in un periodo di massima confusione, il popolo di Israele fu governato dai Giudici: ma i giudici devono soltanto far bene il loro mestiere e, per la verità, non sempre ci riescono. La Chiesa, nel triste periodo successivo a tangentopoli, finì col dare fiducia a politici di basso livello e arrivò a “contestualizzare” il berlusconismo. Adagio quindi, ricordiamoci di quanto, nel Don Carlo, famosa opera verdiana, si chiede il re Filippo II a colloquio col Grande Inquisitore: “Dunque il trono piegar dovrà sempre all’altare!”. Devo ammettere che, mentre nel cardinal Bassetti non trovo niente dell’invasivo fanatismo del Grande Inquisitore, in troppi politici, senza voler esagerare, trovo molte assonanze con la furia di potere di Filippo II (lui puntava alla pace dei sepolcri, oggi si offre il silenzio sul mare che inghiotte i disperati).

Il tono e il contenuto del nobilissimo messaggio augurale dell’autorevole cardinale sono tali da imporre a tutti, politici in primis, una seria riflessione e da infondere una speranza. Consiglio di leggerlo integralmente; ne riporto di seguito un brano: “Il Parlamento è cosa seria. È la Chiesa delle democrazie. Nei settant’anni di storia repubblicana gli eletti che l’hanno composto sono stati specchio del Paese: in molti casi, persone da cui prendere esempio per la passione civile con cui hanno servito le Istituzioni. Anche oggi fra i parlamentari vi sono tante persone libere e rigorose, che hanno il dovere di prendere la parola per richiamare tutti a responsabilità. Credo che, più che il loro numero, conti la possibilità che fra loro ci siano non solo i fedelissimi dei capi di turno, ma tante persone oneste, competenti, attente a parlare a tutti. La politica, prima che di numeri, è fatta di persone. Ancora una volta tocca al Parlamento trovare una soluzione per aiutarci a rimanere un grande Paese, democratico ed europeo. Governare è una necessità; governare bene è un dovere. Il Parlamento non diventi, perciò, la trincea di una lunga guerra di posizione. Come nei legami familiari, tutte le forze politiche tornino a guardarsi negli occhi con la disponibilità a individuare le strade per convivere senza inganno o inutili astuzie”.

Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire: immagino il fastidio provocato da un simile appello, anche se magari verrà ufficialmente elogiato. Qualcuno si affretterà a inserire il cardinal Bassetti fra i tifosi del governo anti-Lega. Altri lo giudicheranno come un’intrusione. Altri alzeranno le spalle, invitando la Chiesa a guardare alle proprie “sporcaccionate” a sfondo sessuale ed economico-finanziario.

Preferisco leggerlo, rileggerlo, meditarlo, approfondirlo. Mi sembra una gran bella occasione per tornare alla politica interpretata alla luce dell’etica e dell’ispirazione cristiana, con l’aiuto di Maria di cui non dobbiamo avere una stucchevole e strumentale venerazione, ma una grande considerazione. Bassetti conclude il suo messaggio con queste parole: “Come disse allora Pio XII in Piazza San Pietro – presenti Alcide De Gasperi e Robert Schuman – l’Assunta ha a che vedere con il bene comune: Voi, poveri, malati, profughi, prigionieri, perseguitati, braccia senza lavoro e membra senza tetto, sofferenti di ogni genere e di ogni Paese; voi, a cui il soggiorno terreno sembra dar solo lacrime e privazioni, per quanti sforzi si facciano e si debbano fare al fine di venirvi in aiuto, innalzate lo sguardo a Colei che, prima di voi, percorse le vie della povertà, del disprezzo, dell’esilio, del dolore…”.