I partiti rispondono picche

Il presidente Mattarella ha fatto un primo giro di consultazioni per risolvere la crisi di governo: al suo posto mi sarei già stancato e avrei mandato tutti al diavolo e i cittadini alle urne. Ammiro la sua pazienza ed il suo senso di responsabilità, anche se tutti hanno notato nel suo viso una certa tensione e insoddisfazione. Gli esponenti politici dichiarano fiducia in lui, ma nessuno lo sta veramente aiutando a districare la matassa. Siamo invischiati nei peggiori giochini, nei tira e molla inconcludenti, nei tatticismi insopportabili: se questo è il rinnovamento della politica…

Ho sempre maggiore nostalgia della cosiddetta prima repubblica in cui i riti per la formazione del governo si consumavano in modo altrettanto fastidioso, ma nel sostanziale rispetto della grammatica istituzionale: i partiti discutevano al loro interno sulla formula di governo e sul nome o sulla rosa di nomi per la guida del governo stesso e poi si recavano dal Capo dello Stato a fare le loro proposte.

Attualmente il rito si è capovolto, la messa comincia dalla fine e al sacerdote si chiede la comunione prima della consacrazione del pane e del vino. I partiti parlano col Presidente della Repubblica, ma in realtà strizzano l’occhio agli elettori; partono dai loro punti programmatici facendo finta di non capire che al Presidente non spetta il compito di redigere il programma di governo, ma di vararne la compagine nominando il premier e su proposta di questo i ministri. Il partito democratico presenta cinque punti programmatici irrinunciabili, il movimento cinque stelle raddoppia, ne sfodera dieci. E allora? Tutti si guardano bene dal chiarire se ci sono i presupposti minimi per un governo, si tengono le mani libere, giocano di rimessa, a carte coperte, buttano sul Quirinale le loro incertezze e le loro divisioni interne, pretendono l’impossibile, escono dallo studio alla vetrata e fanno i loro comizi di fronte a microfoni e telecamere, viene il forte dubbio che dicano addirittura cose diverse rispetto a quelle pronunciate nei colloqui riservati. Prendono in giro tutti: i media stanno al gioco e trovano pane per i loro denti, il Presidente è spiazzato, i cittadini non ci capiscono niente.

Sarebbe come se uno studente venisse interrogato dal suo insegnante e, anziché rispondere alle domande, spiegasse come e quando ha studiato e parafrasasse il programma di studio indicandone i capitoli e i paragrafi. Verrebbe immediatamente invitato a rispondere a tono, diversamente verrebbe rimandato al posto o cacciato fuori o rinviato alla successiva interrogazione o sessione di esami.

Il movimento cinque stelle rivendica di essere in Parlamento il partito di maggioranza relativa, anche se qualcuno sostiene che, stando ai risultati delle ultime consultazioni elettorale europee, avrebbe perso drasticamente questo primato. Stiamo alla realtà degli attuali seggi parlamentari: proprio in quanto detentore dei gruppi di maggioranza relativa spetterebbe al M5S proporre un’alleanza per arrivare a una maggioranza di governo. Tale obbligo è rincarato dal fatto del clamoroso fallimento della precedente coalizione governativa. Ebbene, si risponde con il proprio libro dei sogni, senza porsi minimamente il problema di chi e con chi tale libro potrebbe diventare un programma di governo.

Posso capire lo sconcerto di Sergio Mattarella: lo stanno prendendo, poco elegantemente, per i fondelli e con lui tutto il tanto acclamato e conclamato popolo italiano. Stiamo bene attenti: è da oltre un anno che la politica viaggia, più o meno, al di fuori dei canali e delle regole istituzionali. Se continuiamo così, ne va della democrazia parlamentare. Bisogna tornare con urgenza nel seminato. La ricreazione è finita e se non rientriamo in aula ci sarà qualcuno che ci espellerà, si chiami Ue, mercato, crisi economica, emergenza sociale, si chiami…come vogliamo.