I dittatori di strada

La storia recente è piena di errori clamorosi commessi dall’Occidente in guerre al buio contro i dittatori medio-orientali, giustificate a volte con autentiche menzogne e sempre con il pretestuoso tentativo di instaurare in quei paesi democrazie calate dall’alto, ottenendo il risultato di scombussolare ancor più il quadro internazionale con disastrose ricadute sul problema migratorio. In realtà quelle guerre sono state fatte sulla base di una realpolitik finalizzata al controllo delle fonti energetiche e di una strategia militare finalizzata al riposizionamento nelle aree di influenza sui paesi di questa tormentata area. Con tanti saluti e baci alle primavere arabe.

Il giudizio storico sui dittatori, pur sanguinari e feroci, va elaborato con calma e obiettività, lasciando depositare le scorie dei vomitevoli tatticismi in base ai quali quei detestabili personaggi erano prima vezzeggiati e foraggiati e poi sbrigativamente gettati nella pattumiera.

Ho fatto questa doverosa premessa al fine di guardare con equilibrio ad una polemichetta sorta in quel del consiglio comunale di Parma: i rappresentanti della Lega chiedono di cancellare l’intestazione di una strada a Tito, lo storico leader jugoslavo, considerandolo un dittatore che non merita di essere celebrato in tal modo. A questa strumentale richiesta risponde il sindaco Pizzarotti con altrettanta strumentalità, ricacciando tale giudizio storico in gola ai salviniani, rei di tessere rapporti opachi ed opportunistici con Putin, personaggio che, tra sovietico Kgb e mafie russe, non è certo da annoverare tra i benefattori dell’umanità. Non siamo di fronte ad un dibattito di alto livello, ma il convento passa questa minestra, che non mi sento tuttavia di ingoiare.

Lasciamo infatti che la storia faccia il suo corso su Tito e su Putin: al primo può essere ascritto il merito (?) di aver sigillato con il coperchio comunista una incredibile pentola razzista e nazionalista. Terminata la sua dittatura, da quella pentola sono usciti tutti gli istinti repressi dando campo libero ai macellai di turno. Tito ha garantito alla Jugoslavia la pace dei sepolcri, da cui è poi uscito il putridume che abbiamo visto. A Putin verrà riconosciuto il merito (?) di avere ripristinato l’impero russo, ripulito dal comunismo e caratterizzato dall’impostazione populista e mafiosa. Non so quante vittime abbiano sulla coscienza questi personaggi: personalmente credo che Putin vinca due a zero, ma questo è un altro discorso.

Sull’intitolazione delle strade e delle piazze bisognerebbe andare cauti, anche se è difficile trovare la misura giusta fra giudizio storico, etico e culturale. Forse sarebbe meglio numerare semplicemente le strade, anche se spesso il richiamo ai personaggi ci costringe a rileggere la storia, cominciando magari proprio dalla strada o dalla piazza dove abitiamo. Non sarei entusiasta di abitare in una via dedicata a Tito e ancor meno intitolata a Putin, al quale, nonostante tutto, auguro lunga vita.