Gozi sta sul gozzo

L’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega agli Affari europei nel governo Renzi, ricopre oggi un incarico analogo nel gabinetto del premier francese Edouard Philippe. Si è scatenato un putiferio di polemiche con accuse di tradimento, con richieste di revoca della cittadinanza italiana, con attacchi dal fuoco nemico e amico.

C’è da tempo questo vizietto dei politici di riciclarsi all’estero con incarichi a volte strani, a volte opachi, a volte solamente inopportuni. Mi pare che la virata transalpina di Sandro Gozi possa essere considerata inopportuna. Evidentemente questo illustre signore non ha profetato in patria: il fatto che i cugini francesi lo abbiano ingaggiato dovrebbe farci tuttavia riflettere. Non è poi così squallida la classe politica italiana se fa gola ad altri stati. Evidentemente la sua competenza, esperienza e convinzione in tema di rapporti con l’Europa è riconosciuta ed apprezzata da Macron, senza bisogno per questo di scandalizzarsi e intravedere chissà quale complotto internazionale.

Certamente i rapporti fra Italia e Francia non sono e non sono mai stati idilliaci, è vero che su diverse questioni di politica estera esistono notevoli divergenze strategiche e tattiche, è vero che può dare fastidio che un ex faccia migliore carriera in un altro contesto, è vero che passare dal governo italiano a quello francese non è il massimo della linearità comportamentale, è vero che non solo nello scacchiere internazionale, ma anche in quello europeo i due stati non battono sempre pari, è vero che anche per Sandro Gozi l’erba del vicino è più verde, è vero che nel fare politica occorrerebbe un po’ più di pazienza e perseveranza, è vero che non è il massimo dell’eleganza e dello stile fare questi repentini passaggi, ma da qui a lasciarsi andare a certi sfoghi nazionalistici considerando un traditore chi collabora con un altro governo, a ventilare l’ipotesi, peraltro fantasiosa, del ritiro della cittadinanza italiana, mi sembra che la distanza sia notevole. Lasciando stare poi il solito discorso della pagliuzza nell’occhio gozziano rispetto alla trave nell’occhio salviniano. È più grave collaborare col governo francese o brigare con quello russo, peraltro non da ex ma da ministro in carica.

Non mi sembra che la scelta di Gozi possa essere considerata gravemente opportunistica ed affaristica, come avvenne per l’ex cancelliere tedesco Shröder, nominato direttore indipendente di Rosneft, la più grande compagnia petrolifera controllata dallo stato russo.  Mi sembra anche che Carlo Calenda, personaggio, peraltro stimabile e intelligente, con un piede dentro e uno fuori dal Pd, debba smetterla di fare il fenomeno, tranciando acidi ed inappellabili giudizi politici, atteggiandosi a primo della classe senza esserlo.

Termino la riflessione con una divagazione sportiva: un mio amico, alcuni anni orsono, si dichiarò apertamente e provocatoriamente tifoso del Real Madrid, suscitando parecchie reazioni negative: come? tu italiano simpatizzi per una squadra spagnola? Rispose a tono: non siamo tutti europei? allora cosa c’è di strano? Oggi in campo calcistico verrebbe la tentazione di tifare per le squadre inglesi, che esprimono un gioco bello, divertente e coinvolgente. Ma hanno scelto di non essere più europei e allora che se la vedano da soli anche a livello di tifo calcistico. Infatti Sandro Gozi non è andato a bussare alla corte della regina Elisabetta e al nuovo risicato governo di Boris Jhonson…