Galeotto fu il gavettone

A Castelvolturno, in provincia di Caserta, in un clima simpaticamente goliardico, politicamente ben finalizzato, fortunatamente non violento, si è svolta una protesta contro Matteo Salvini, che ha partecipato al Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica. I manifestanti hanno lanciato gavettoni e urlato cori contro il ministro dell’Interno (ne ho colto uno dai video postati su internet: “Leghista terrone vergogna del meridione”). Un carabiniere di presidio si è avvicinato ai contestatori per placare gli animi e ironicamente ha chiesto “almeno di mirare bene”, dopo essere stato quasi colpito da un palloncino pieno d’acqua.

Mi sono sempre stati più simpatici i meridionali con la loro innata e sbraitante carica umana, rispetto ai lumbard con la loro cantilenante e presuntuosa puzza sotto il naso. A ferragosto mi hanno regalato un pizzico di buonumore, ma la ciliegina sulla torta l’ha messa il carabiniere con il suo finto rimprovero: una esclamazione che dice tutto dell’attuale momento politico italiano. Forse sarebbe il caso che, nelle prossime consultazioni al Quirinale per dipanare la matassa governativa, il presidente Mattarella lo ascoltasse come persona informata dei fatti politici. E che a qualcuno non venisse in mente di sottoporre quel furbo carabiniere a una procedura disciplinare: gli va data la medaglia d’oro al valor civile.

Mio padre mi raccontava che, durante il periodo fascista la goliardia degli studenti non si rassegnava alla censura: giravano per la strada con un asino e gli gridavano un coraggioso “vai avanti Benito”. Dobbiamo ritrovare il gusto dello sberleffo contro il potere e in questo i meridionali possono esserci di grande aiuto con la loro fantasia e la loro non violenza.

Da Castelvolturno ci spostiamo a Novorossijsk, in Russia. Dmitriy Timchenko e un suo amico hanno assistito a una scena che ha dell’incredibile mentre si trovavano di fronte a un negozio. Un cane randagio locale, che Dmitriy di solito vedeva vagare per la zona, ha incontrato un Pit Bull legato a un palo fuori dal negozio. La proprietaria dell’animale era solo entrata a fare la spesa, ma il randagio deve aver pensato che l’altro quattrozampe avesse bisogno di aiuto e così lo ha liberato tirando con i suoi denti il guinzaglio. I due hanno poi iniziato ad allontanarsi e in quel momento Dmitriy e il suo amico sono intervenuti, temendo che il Pit Bull potesse perdersi e lo hanno riconsegnato alla sua proprietaria. Una scena molto bella e toccante.

Se i protestatari di Castelvolturno mi hanno concesso una pausa ferragostana di buonumore, i cani di Novorossijsk mi hanno fatto ricredere sugli animali, ai quali non riservo generalmente grande simpatia. Ho pensato a san Francesco alle prese col lupo di Gubbio, al mio caro amico don Luciano Scaccaglia che ammetteva i cani in chiesa, alle tante persone che passano davanti alle mie finestre in dolce compagnia dei loro cani. Queste bestie hanno sempre qualcosa da dirci e da insegnarci. Sono capaci di istintiva solidarietà fra di loro e verso di noi, noi che non sappiamo commuoverci nemmeno di fronte a centinaia di poveri disgraziati che rischiano la vita in mare per trovare un posto in cui sopravvivere.

Morale delle favole ferragostane: c’è sempre qualcosa da imparare, anche e soprattutto politicamente parlando.