Anche i ricchi piangono

Dalla pizza Flat Tax a quella del Capitano, ma ci sono anche la Va’ pensiero, la Ruspa e la Ladrona. Chiaramente l’intento del menù alla Festa della Lega a Pontida è quello di far sorridere, ma fa polemica in Rete il fatto che tra le pizze speciali ne compaiono anche alcune in cui si scherza su un tema che in molti ritengono drammatico: quello dei migranti. Ci sono infatti nell’elenco anche le pizze Aquarius e Sea Watch: tonno, olive, gamberetti e rucola per la Aquarius, frutti di mare e carciofi per la Sea Watch.

Al cattivo gusto si associa la macabra voglia di ridere su ciò che dovrebbe far piangere: queste pizze dovrebbero andare di traverso a chi le cucina trasformando l’odio in riso amaro e a chi le mangia trasformando il sano appetito in ingordigia distruttiva. Siamo arrivati al punto di scherzare su chi muore o rischia di morire in mare e, forse ancor più grave, su chi cerca di salvare costoro. Se è vero che “stultorum mater sempiter gravida” (la madre degli imbecilli è sempre incinta), se è vero che “risus abundat in ore stultorum” (il riso abbonda sulla bocca degli stolti), bisogna aggiungere con Lucio Anneo Seneca che “è perverso comunque tutto ciò che è troppo”.

Ho la speranza che queste manifestazioni, tipiche di una subcultura di stampo fascista (è necessario chiamare le cose con il loro nome), rivelino agli occhi degli italiani la follia in cui stiamo precipitando forse senza neanche accorgercene (almeno lo spero). Nella involuzione leghista si sta passando dallo sberleffo ai ladroni, ai vescovoni ed ai burocratoni alla derisione di chi muore di povertà: i ricchi, che non solo se ne fregano dei poveri, ma si divertono alle loro spalle.

Sto esagerando? Se c’è qualcuno che esagera non sono io, ma quanti si permettono il lusso di sacrificare il senso umanitario sull’altare del proprio egoistico benessere e soprattutto quanti hanno il coraggio di ridere sulle disgrazie altrui. Ricordo un piccolo episodio della mia adolescenza. Stavo giocando al pallone in cortile assieme ad alcuni amici. Ad un certo punto tra una pallonata e l’altra passa un simpatico signore anziano dotato di un enorme deretano. Il caso (?) vuole che un tiro vada a segno incocciando proprio il lato b del malcapitato. La scena era indubbiamente buffa e scoppiai a ridere sguaiatamente. Quell’omone si voltò e mi fulminò con poche parole: “No, ridor no!”. Era disposto a sopportare l’affronto della pallonata, ma non quello della risata. Aveva ragione. La derisione infatti, per dirla con una citazione forbita, è un germe patogeno, che infetta l’uomo dentro.

Oggi si ride dei migranti, domani su chi li aiuta, dopodomani su chi gli dà cristiana sepoltura, piano-piano si arriverà a ridere dell’ingombrante democrazia, delle sue istituzioni, dei suoi valori. Nel 2007 Rifondazione Comunista fece una campagna di affissioni e inserzioni sui giornali: ricordo un manifesto con un grande panfilo bianco ancorato in un mare scintillante e la scritta: “anche i ricchi piangono”. Si disse allora, che l’estrema sinistra cercava la vendetta sociale, la rivincita economica dei ceti impoveriti dall’euro contro le classi agiate. C’era in effetti la presenza di tutta la demagogia tipica dell’estremismo di sinistra. Forse però sarebbe il caso di rispolverare quel manifesto e di riciclarlo in chiave immigrazione, rischiando di fare un po’ di demagogia.  Il gioco democratico a volte vale persino la candela della demagogia.