Le nozze governative coi fichi secchi pentaleghisti

È in atto nella situazione politica italiana un gioco al massacro, un braccio di ferro tra le forze di governo, tra governo e Unione Europea, tra Italia e altri Stati europei, in una crescente e demenziale conflittualità finalizzata unicamente a conquistare strumentalmente epidermici e provvisori consensi. In mezzo a questo bailamme il Paese rischia grosso anche perché le istituzioni si stanno indebolendo e la polemica è ormai la cifra politica prevalente se non unica.

La Lega gioca a far saltare il banco economico-finanziario per portare a casa la flat tax, costi quel che costi, costi persino una procedura di infrazione a carico dell’Italia, messa dietro la lavagna europea a ripassare la lezione sulla quadratura dei conti pubblici; inoltre tiene alta la tensione sociale sul discorso immigrazione, sparando contro le Ong, sfidando i partner europei, chiudendo i porti, criminalizzando gli approcci umanitari al fenomeno. Il M5S tenta disperatamente di recuperare credibilità imbastendo una battaglia contro i mulini a vento di Ilva e Atlantia: le spara grosse per coprire la sua patente incapacità politica e di governo. Anche le opposizioni non riescono ad esprimere una concreta e credibile proposta alternativa di metodo e di merito: si limitano a snocciolare uno sterile rosario di pur sacrosante contumelie. Ognuno fa il suo gioco, in mezzo l’Italia. Cercasi disperatamente senso dello Stato e delle Istituzioni.

In questo quadro giganteggia fortunatamente Sergio Mattarella, che riesce sempre a stare al di sopra delle parti non per galleggiare, ma per fare gli interessi del Paese. In un momento di estrema difficoltà e imbarazzo per il governo (si dica governo, ma in realtà si tratta solo del presidente del Consiglio e del ministro dell’economia), che sta tentando di trovare una via d’uscita dal vicolo cieco in cui si è infilata  l’Italia a livello europeo, tutti si divertono a rendere ancora più improbo il compito: in particolare i leader dei partiti di maggioranza, dalle loro poltrone ministeriali continuano a comportarsi come se fossero all’opposizione, pretendendo di scaricare colpe e responsabilità sui governi precedenti, preoccupandosi soltanto di rimanere in contatto ideologico (?) con il loro elettorato.

Il Presidente della Repubblica ha fatto un gesto coraggioso, quasi eroico, in difesa del nostro Paese, rimettendolo sulla carreggiata dell’orgogliosa rivendicazione della propria importanza economica, dell’impegno a migliorare responsabilmente i conti pubblici, della difesa delle istituzioni cui spetta dipanare le matasse più aggrovigliate. In un momento estremamente caldo e delicato ha rilasciato dichiarazioni che ci onorano, ha difeso la nostra dignità e si è assunto l’arduo compito di indirizzare ed assecondare un governo dilettantisticamente allo sbaraglio. Mentre Giorgio Napolitano ha forzato la mano e ha dato uno schiaffo in pieno volto a chi ci stava portando allo sfacelo, mettendo in crisi, di concerto con la Ue, il decotto governo Berlusconi per sostituirlo con un governo tecnico di lacrime e sangue, Sergio Mattarella gioca di fino, prova a rimettere in piedi la squadra per raggranellare qualche punto che consenta di abbandonare i bassifondi della classifica. Napolitano ha sostituito di brutto l’allenatore e la squadra, Mattarella prova a salvare il salvabile anche perché non ci sono i presupposti politici e numerici per cambiare governo; tenta di fare le nozze coi fichi secchi. Due metodologie diverse per momenti politici diversi, in rappresentanza dell’unità nazionale, in coraggiosa difesa della dignità di Paese e di popolo ed a salvaguardia di un futuro altrimenti incerto e fosco.

Meno male! Quando le cose vanno veramente molto male, non resta che andare a mamma, che, se è tale, trova il modo di fare un miracolo: difendere in modo appropriato la baracca. Grazie Presidente e ci scusi!!!