La pancia prevale sul cuore

Durante la conferenza stampa al ritorno dal viaggio a Rabat, capitale del Marocco, papa Francesco, in una delle sue ormai consuete e ficcanti esternazioni “ex aereo”, affrontando lo spinoso argomento dell’immigrazione e della relativa accoglienza, vergognosamente irrisolta nel ping-pong tra Stati e tra questi e l’Unione Europea, ha dichiarato senza reticenza alcuna: «Una volta ho parlato con un governante, un uomo che io rispetto e dirò il nome, con Alexis Tsipras. E parlando di questo e degli accordi di non lasciare entrare, lui mi ha spiegato le difficoltà, ma alla fine mi ha parlato col cuore e ha detto questa frase: “i diritti umani sono prima degli accordi”. Questa frase merita il premio Nobel».

Ebbene, i Greci non solo non hanno proposto Tsipras al Nobel per la pace, ma lo hanno mandato a casa, preferendo votare una coalizione di centro-destra. Faccio fatica a capire i comportamenti elettorali degli italiani, immaginiamoci se mi avventuro a interpretare il voto greco, in una nazione martoriata da gravi vicende economico-finanziarie vissute sull’orlo del baratro e col rischio di uscire dalla Ue.

Mi limito ad una riflessione a livello generale e di carattere etico-politico. Stiamo vivendo un periodo in cui trionfa il consenso ai personaggi che illudono i cittadini con egoistiche, nazionalistiche e populistiche bacchette magiche. Basta parlar male degli immigrati e dell’Unione europea per conquistare facili consensi. Basta fregarsene del discorso umanitario e ripiegare su quello “utilitario” per raccogliere voti a raffica. Basta preferire la brutale certezza della pancia alla problematica incertezza del cuore per raggiungere l’adesione acritica della gente.

Sta avvenendo in tutto il mondo con qualche rarissima e marginale eccezione. La gente vuole che in politica due più due facciano quattro, che chiudere i porti e alzare muri basti a risolvere il problema di migliaia di persone alla ricerca di uno spazio vitale, che alzare la voce a Bruxelles sia sufficiente per trovare un favorevole assetto a livello europeo, che darla su ai pazzi scatenati che governano il mondo ci introduca nel paradiso di (lor) signore e signori.

Non è tanto questione di destra e sinistra o meglio è questione di destra e sinistra, liberata finalmente dalle anacronistiche questioni ideologiche e rivisitata con l’occhio alle nuove problematiche. La frase di Tsipras, sottolineata da papa Francesco, è veramente emblematica: “i diritti umani sono prima degli accordi”.

Mia madre aveva adottato uno stile di vita, che le aveva consentito di collocare a pieno titolo il suo modo di essere nel contesto socio-culturale dell’Oltretorrente parmense, pur non essendo in linea con le opzioni comuniste degli abitanti del quartiere. Aveva scelto di aderire convintamente ai comportamenti solidali che vedevano protagoniste soprattutto le donne abitanti del quartiere (dal piasäl = piazzale Inzani, cuore appunto dell’Oltretorrente): le questue a favore delle famiglie colpite da un lutto, il sostegno agli operai che perdevano il lavoro e via discorrendo, in una forma spontanea, primordiale e geniale di protezione sociale. Queste donne avevano intuito con decenni di anticipo i meccanismi dello “stato assistenziale” e mia madre, pur non condividendo l’ispirazione di carattere marxista, era coprotagonista, cristianamente ed umanamente, delle iniziative. Con tanta spontaneità di cuore aveva messo il rispetto dei diritti umani prima è alla base della politica e della convivenza civile.

A distanza di mezzo secolo non è così, non lo facciamo, anzi non tentiamo nemmeno di farlo.  E allora gli Tsipras, con tutti i loro difetti, non possono che andare a casa, i Salvini, con tutti i loro pregi, trionfano.