La nuova frontiera della “fatocrazia”

 

Nel progetto di riforma della Giustizia elaborato dal ministro Alfonso Bonafede verrebbe introdotto il metodo del sorteggio per la nomina dei componenti togati nel Consiglio Superiore della Magistratura: sarebbe la risposta che elimina i rischi di nomine condizionate dagli equilibri correntizi e pilotate da interessi estranei al buon andamento della giustizia. Dal momento che i giudici fanno i cattivi, bisogna ridimensionarli nella loro capacità di scelta e metterli dietro la lavagna dell’umiliante sorteggio. Mi sembra una tragicomica resa punitiva della democrazia. Se siamo ridotti al punto in cui coloro che amministrano la giustizia non sono capaci di scegliere seriamente chi li rappresenta nell’organo di autogoverno della Magistratura, ammettiamo di non essere degni della democrazia e ripieghiamo sulla “fatocrazia”.

I problemi si affrontano e non si schivano. Il M5S non è nuovo a queste puntate estemporanee ed evidentemente il ministro ad esso appartenente si vuole esercitare su questo scivoloso terreno.  Non sono un giurista e tanto meno un costituzionalista, ma mi sembra una cazzata. Stiamo riducendo le procedure democratiche ad una specie di tombola istituzionale. Quando una persona non è in grado di assumere decisioni responsabili, le si consiglia ironicamente e provocatoriamente di lanciare in alto una monetina per uscire dall’impasse.

Di fronte alla proposta ministeriale per il momento nessuno ha reagito in senso critico, ho notato un certo silenzio: i magistrati sono evidentemente svergognati, avviliti e mortificati dalle vicende poco edificanti  emerse a loro carico; i politici da tempo desiderano assestare un colpo alla magistratura ridimensionandone le velleità giustizialiste e le interferenze; le vestali della Costituzione sono evidentemente andate in ferie dopo la faticosa battaglia contro la riforma Renzi; i media preferiscono rimestare nel torbido piuttosto che affrontare i rimedi.

Sembrerebbe quasi una minacciosa ed infantile provocazione. A scuola, quando nell’impegno di studio ci si lasciava fuorviare dal ritmo delle interrogazioni, certi insegnanti ricorrevano al sorteggio per scegliere chi interrogare o addirittura cucinavano lo scherzetto di reinterrogare a breve termine coloro che erano già stati interrogati. Effettivamente si può dire che tanto va la magistratura al lardo che rischia di lasciarci lo zampino, dove il lardo è costituito dal correntismo e dalla tendenza a confabulare e lo zampino riguarda l’indipendenza e l’autonomia. Se non siete capaci di scegliere, qualcuno sceglierà per voi, anzi sceglieremo con un bel sorteggio, atto ad evitare le pastette, ma a prezzo di appiattire tutti: una sorta di safety car applicata alla magistratura.

Vincano non i migliori, ma i sorteggiati. Potrebbe essere il primo passo istituzionale verso il qualunquistico baratro del “tutti ladri, tutti stupidi, tanto vale affidarsi alla sorte”. Preferisco di gran lunga correre il rischio di ladri o stupidi eletti piuttosto che ritrovarmeli comunque rientrati dalla finestra del sorteggio dopo averli fatti uscire dalla porta dell’antidemocrazia. Nel sessantotto si contrapponeva la democrazia diretta a quella rappresentativa, si teorizzavano la partecipazione e il voto assembleari quale catarsi democratica. Oggi l’assemblearismo si chiama consultazione on line o addirittura sorteggio. Senza contare che le consultazioni on line sono autentiche buffonate ed anche i sorteggi possono essere truccati.