Dalla Russia con (equivoco) amore

Qualcuno ipotizza che la vicenda Russia-petrolio-Salvini sia tutta una montatura, un tranello, confezionato ad arte per rovinare la reputazione e l’immagine del leader leghista provocandone la caduta dagli altari elettorali alla polvere affaristica. Non si può escludere questa eventualità, tanto è vero che preferisco valutarne gli aspetti politici, vale a dire un’inquietante opzione russa nei rapporti internazionali, in netta, sbrigativa e strumentale controtendenza rispetto alle storiche e tradizionali alleanze italiane ed europee.

Ipotizziamo pure, con molta cinica fantasia, che Matteo Salvini sia rimasto vittima di una macchinazione, ordita da poteri occulti al fine di screditarlo sullo scivoloso terreno dei rapporti fra politica e affari, lui che appartiene a quel partito, che esibiva in Parlamento il cappio per i corrotti ai tempi di tangentopoli. A parte il fatto che il deus ex machina leghista può vantare un consenso a prova di bomba calunniosa, non sarebbe la prima volta che succedono fatti simili.

All’inizio degli anni duemila Romano Prodi fu invischiato in una questione di spionaggio, che si rivelò totalmente infondata e che era stata cavalcata in Italia a livello politico e mediatico: Prodi era accusato di essere addirittura un agente segreto russo sotto copertura. Tutto si risolse in una bolla di sapone, che tuttavia aveva creato non poco imbarazzo ad un personaggio di primissimo piano, strumentalizzata in modo subdolo e volgare dagli ambienti di centro-destra.

Cosa intendo dire? Chi è senza peccato scagli la prima pietra, chi la fa l’aspetti etc. etc. Le manciate di fango, le calunnie, gli sputtanamenti vari sono purtroppo una costante della storia. D’altra parte la guerra con l’Iraq è stata dichiarata sulla base di prove fasulle: tutti ricordiamo nel 2003 la provetta di antrace esibita al consiglio di sicurezza dell’Onu da Colin Powell, allora segretario di stato americano, che parlò di un grosso faldone dei servizi segreti sulle armi biologiche dell’Iraq e di laboratori mobili per la produzione di quelle armi. Si scoprì anni dopo che il tutto era stato abilmente e falsamente confezionato e che quindi una guerra con migliaia di morti era stata provocata sulla base di vere e proprie falsità. Roba da matti!

Questo non vuol dire che sia corretto il rifiuto salviniano a rispondere in Parlamento. Così come un po’ più di prudenza nel tessere i rapporti internazionali sarebbe oltre modo necessario. D’altra parte di cosa ha paura Salvini? Silvio Berlusconi, l’amicone di Putin, garantisce che non sia successo niente. Sembra invece che, nonostante le ostentate e reiterate boutade, il leader leghista nutra qualche preoccupazione: da una parte c’è chi svacca tutto a livello di intrigo internazionale, dall’altra chi intravede ammissioni di colpa nel comportamento crisaiolo notevolmente accentuato da Salvini. Non mi piace questo modo di fare politica e informazione, sono costretto ad assistere a queste vicende. La politica salviniana mi fa ribrezzo a prescindere dal petrolio e dagli affari italo-russi. Paradossalmente, fra le tante cazzate dette e fatte, quella presumibile di fidarsi di faccendieri è forse la meno grave. Se poi dovesse essere provato che alla Lega sono arrivati fondi sporchi dalla Russia, sarebbe per me solo una piccolissima goccia di un vaso già drammaticamente traboccato.