Quel ramo del lago di Como…

Certamente la sobrietà non è il mestiere degli americani: forse, tutto sommato, fanno apertamente, in anticipo e in grande quanto anche noi facciamo nascostamente, in ritardo e in piccolo. Due americanate si confrontano in questi giorni: una, pericolosa e potenzialmente disastrosa; l’altra, spettacolare e fantasiosamente profetica.

In una contraddittoria escalation bellicista, Donald Trump all’ultimo momento scongiura un attacco all’Iran, frettolosamente deciso in sproporzionata risposta alla provocatoria distruzione di un drone. Improvvisamente scopre che fare la guerra comporta vittime e che prima di buttarsi in avventure bellicose bisogna pensarci due volte. Non è una intuizione profetica, ma accontentiamoci di questo rigurgito di buon senso: meglio tardi che mai.

Sull’altro fronte Barack Obama, con famiglia al seguito, è in arrivo a Villa Oleandra, la residenza di George Clooney a Laglio, sul Lago di Como. Il paese sarà blindato, le precauzioni e i controlli non mancheranno. L’orgoglio dei residenti è stato ben interpretato dal sindaco del luogo: «Per tanti onori, qualche onere dobbiamo accollarcelo». Non penso sia un grande onore ospitare la residenza vacanziera di un famosissimo attore né l’escursione estiva di un ex-presidente degli Usa. Il mondo va così e non è una novità. Mio padre amava mettere a confronto il fanatismo delle folle di fronte ai divi dello sport e dello spettacolo con l’indifferenza o, peggio, l’irrisione verso uomini di scienza o di cultura. Diceva: “Se a Pärma a véna Sofia Loren i corron tutti, i s’ mason par piciär il man, sa gnìss a Pärma Fleming i gh’ scorèzon adrè”.

Una intelligente, colta e simpatica amica, ai tempi delle nomination per le candidature alle ultime elezioni presidenziali statunitensi, quando si ventilava la debole candidatura democratica di Hillary Clinton, mi stupì con una strana idea, che mi colse di sorpresa e su cui tuttavia fui costretto a riflettere: e se, per i democratici, si candidasse George Clooney o, se proprio vogliamo una donna alla presidenza, sua moglie Amal?! Forse ci saremmo risparmiati la pessima avventura trumpiana, ogni giorno più inquietante e invadente.

Negli Stati Uniti da parecchio tempo la politica ha intersecato il mondo del cinema, in una disinibita combinazione tra governo della cosa pubblica e spettacolarizzazione delle presidenze: per gli americani non ci sono reticenze, le cose si fanno alla luce dei riflettori, senza ritegno e con tutti i rischi del caso. Allora, se spettacolo deve essere, facciamolo almeno ai massimi livelli con un grande divo prestato alla politica e non riciclando uno squallido tycoon, un magnate che scende in politica (solo Berlusconi è riuscito  a battere negativamente sul tempo gli americani), uno spregiudicato uomo d’affari che gioca a fare l’attore. Qualcuno ha trovato, in questa visita vacanziera obamiana in quel di Como, una sorta di ipotetica investitura di Clooney per le prossime candidature alla Casa Bianca. Visto che per vincere le elezioni negli Usa non bastano i soldi (la Clinton ne aveva, ma Trump ne aveva di più), non occorrono solo i voti (la Clinton ne aveva di più, ma ha perso), bisogna puntare tutto sull’appeal e sul fascino personale; allora proviamo con Clooney e/o con sua moglie.

Mentre Matteo Salvini va in visita negli Usa per strizzare l’occhio a Trump, in riva al lago di Como, in pieno territorio lumbard, si sta tramando e combinando un colpo di stato mediatico da far impallidire il mondo intero? Se dovesse concretizzarsi questa manovra obamiana non esiterei a tifare in modo sfegatato per Clooney, rinunciando alla mia rigorosa e sobria visione politica. Se per sfrattare Trump, occorre fare un patto all’americana, facciamolo e non se ne parli più. Se occorre un “trumpolino” di lancio, ben venga il Lago di Como: magari oltre che l’incipit dei “Promessi sposi” di Alessandro Manzoni, diventerà l’inizio di una nuova era, molto lontana dalla nuova frontiera kennediana, ma sempre meglio della guerrafondaia epoca trumpiana.