Il patetico ministro Matteo Füm

Mario Draghi spara le sue ultime cartucce a favore dell’Europa, prospettando opportune misure della Bce a sostegno dell’economia (abbassamento dei tassi d’interesse e ulteriori acquisti di titoli pubblici) e dando indirettamente una mano all’Italia nella infinita diatriba con le autorità comunitarie: i mercati respirano, lo spread scende, qualche timidissima possibilità di ripresa si può intravedere.

Ebbene,  mentre tutti guardano a Draghi, all’Europa, al rinnovo dei vertici comunitari, agli auspicabili accordi fra Italia e Ue su bilancio e debito pubblico, il vice-premier Matteo Salvini vola negli Usa,  divertendosi a fare il ministro degli Esteri alla faccia di Moavero e soprattutto di Conte che aveva invitato i componenti del governo a stare nei limiti delle loro competenze istituzionali, lanciando frecciate al collega Tria e indebolendolo in un delicatissimo passaggio governativo, sbandierando di fronte al mondo i miracolosi mini-bot del cavolo, appiattendosi in modo becero sulle politiche trumpiane, proprio nel momento in cui il presidente americano manifesta tutta la sua ostilità verso l’Ue, come è avvenuto nella recente visita in Gran Bretagna e come sta avvenendo in risposta a Mario Draghi, reo di disturbare il manovratore statunitense e di operare scorrettamente contro il dollaro.

Prima di tornare alle insulse scorribande salviniane, voglio pormi una domanda retorica: è più scorretto Draghi, che sta facendo tutto il suo dovere istituzionale a favore dell’Europa e dell’euro o Trump, che briga da sempre contro il suo storico alleato atlantico, strizzando l’occhio a chi vuole uscire dall’Unione europea e che usa senza alcun scrupolo le armi per una guerra commerciale totale alla ricerca dei motivi di contrasto per imporre la sua linea protezionista in economia e sovranista in politica?

Salvini ha deciso di stare dalla parte di Trump, dalla parte del più forte (?), sfoderando un filoamericanismo stucchevole, inconcludente e inopportuno: siamo nelle mani di un pazzo, che va alla ricerca dei pazzi per trasformare il mondo in un manicomio. “Ogni simile ama il suo simile” dice un vecchio proverbio popolare. Se il nostro Paese ha avuto un grande e indiscutibile merito è stato quello di garantire una continuità nella politica estera filo-occidentale senza mai appiattirsi sulle mire imperialistiche Usa, respingendo dignitosamente e faticosamente le ingerenze americane, fondando pionieristicamente la Comunità europea, coniugando gli interessi nazionali con una politica pacifica e dialogante.

Stiamo buttando alle ortiche questo prezioso patrimonio storico per un piatto di lenticchie in salsa leghista. Sento dire che Matteo Salvini sia un incomparabile venditore della propria merce, capace di tessere una tela persuasiva in cui molti restano impigliati. Proprio in questi giorni mi hanno parlato di un soggetto che passa il suo tempo a stupire la gente, girovagando per i bar, sfoggiando auto e moto di lusso, raccontando le sue imprese di vario genere (naturalmente sesso compreso). In effetti di personaggi del genere ce ne sono in giro parecchi. Quindi, niente di originale. La cosa che però mi è piaciuta è il come viene vissuto dai suoi concittadini. Lo hanno letteralmente sepolto appioppandogli un soprannome azzeccatissimo: “füm” (con la u lombarda). A buon intenditor poche parole.