Il generale sostituito dal caporale di giornata

Mio padre aveva trasmesso a me e mia sorella la sua grande passione per la musica operistica di cui era universalmente considerato un intenditore: la sua fama era stata da me verificata quando, insieme a lui, frequentavo il loggione e a lui si rivolgeva parecchia gente per carpire un suo spassionato giudizio sulle prestazioni vocali e interpretative dei cantanti. Strada facendo, mentre lui invecchiava e noi crescevamo in età ed esperienza teatrale, ci permettevamo di mettere brutalmente in discussione i suoi pareri: mia madre, che aveva sempre vissuto le vicende musicali famigliari con un misto di attenzione e scetticismo, non poteva sopportare questo nostro atteggiamento e ci rimproverava aspramente, perché osavamo mettere in discussione la leadership teatrale paterna, ma soprattutto perché dimenticavamo che era stato lui ad avviarci a questa stupenda avventura, fornendoci i primi rudimenti di una cultura accumulata sul campo. Eravamo, secondo mia madre, degli stupidi e presuntuosi discepoli che osano rivoltarsi contro il maestro. E aveva ragione da vendere…

Me ne sono ricordato cogliendo al volo le dichiarazioni di Giovanni Toti, presidente della Liguria, rilasciate in una intervista come ospite alla trasmissione radiofonica “Un giorno da pecora”: «Berlusconi deve rendersi conto che un’epoca è finita, col voto del marzo scorso, con la globalizzazione e la crisi che ha colpito il Paese. Io credo che, dopo tutto quello che ha fatto nella vita, oggi deve cominciare a pensare a come lascerà il suo partito a questo paese, come fanno tutti i grandi statisti». Questo signore ha dimenticato di essere stato letteralmente “inventato” come politico dal suo leader, Silvio Berlusconi, si è trovato per caso a fare il governatore della Liguria dopo avere elettoralmente flirtato con la Lega di Salvini, gioca a fare l’uomo nuovo del centro-destra ed ha il cattivo gusto di liquidare il suo capo in quattro parole. Sono rimasto sinceramente allibito, anche se, per la verità, non me ne è mai fregato niente di Berlusconi e ancor meno di Toti, ma a tutto c’è un limite.

Sono convintissimo che Silvio Berlusconi non abbia combinato niente di buono come imprenditore prestato alla politica, che abbia segnato una svolta storica negativa per la fragile democrazia italiana e che non meriti sicuramente di entrare nel Pantheon dei politici italiani. Tuttavia la frettolosa archiviazione, che ne fa un grasso e supponente parvenu proveniente dalle seconde file del berlusconismo, mi indigna e mi irrita. Sono sicurissimo che il cavaliere, con tante macchie e un gran becco di ferro, non sia un grande statista, ma sono altrettanto sicuro che Giovanni Toti, con tanta superbia e poca intelligenza, sia un grande stronzo! Una pecora, destinata a vivere cento giorni, si improvvisa leone per un giorno, sfrattando dallo zoo del centro-destra il vero e unico leone, colpevole di essere un po’ invecchiato.

Dal momento che Berlusconi, al limite dell’arteriosclerosi incipiente e galoppante, può permettersi il lusso di girare in mutande, dicendo qualche velenosa verità sugli avversari, abbia il coraggio di dirla anche sugli amici. Mi sta diventando simpatico e, tutto sommato, sto rivalutando anche alcune sue opinioni: dai tanto giustamente osteggiati grillini, impari a mandare affanculo qualcuno dei suoi, gli esponenti della sua parte, che lo stanno massacrando. Avrebbe tutta la mia comprensione e solidarietà. Non sarebbe male se, oltre ai grillini, nei cessi di Mediaset, ci mandasse anche Giovanni Toti.

Giuseppe Giusti conclude la sua bella e nota poesia “Sant’Ambrogio” temperando il suo odio verso l’austrico invasore: “Qui, se non fuggo, abbraccio un caporale, colla su’ brava mazza di nocciolo, duro e piantato lì come un piolo”. Con la differenza che io rischio di abbracciare il generale e di mandare letteralmente “a cagare” il caporale dell’esercito forzitaliota.