Lo sport liquido da sgolosare

Nel calcio, come del resto ormai in tutti gli sport, l’importante non è partecipare, ma vincere. Lo si vede dalla penosa disperazione con cui protagonisti e tifoserie vivono le sconfitte: sembrano la fine del mondo, un fallimento esistenziale, una disgrazia irrimediabile. Forse però stiamo andando oltre, anche perché al peggio non c’è mai un limite.

Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus, in cinque anni ha guidato la squadra alla vittoria di ben cinque scudetti consecutivi, di quattro coppe Italia, di due supercoppe nazionali, conquistando (che schifo…) due finali di coppa campioni. Ebbene non è bastato alla società bianconera ed ai suoi tifosi: Allegri se ne va, viene messo gentilmente alla porta. Al di là dei motivi di carattere contrattuale, strategico, sportivo, personale, credo che il tutto dipenda dalle assurde caratteristiche che connotano sempre più lo sport in generale ed il calcio in particolare.

Che non si tratti più di sport è fin troppo evidente. È certamente una questione imprenditoriale intesa in senso moderno, vale a dire orientata non tanto a fare soldi con i prodotti, ma a fare business con le chiacchiere. La compravendita dei giocatori, l’ingaggio e l’esonero degli allenatori, le scelte tecniche non puntano a raggiungere un mercato sempre più largo, ma a stupire la massa indipendentemente da tutto: l’acquisto di Ronaldo non era finalizzato alla vincita della coppa campioni, così l’hanno vissuta gli ingenui tifosi delusi poi dal mancato raggiungimento del finto obiettivo; non era orientato a conquistare nuove fette di un  mercato peraltro già saturo a livello di sponsorizzazioni, di stadi e di diritti televisivi; non era dettato dalla volontà di offrire uno spettacolo agli appassionati del pallone, che non vogliono divertirsi ma soltanto “sgolosare” i divi nelle varie passerelle.

Il vero e inconfessabile obiettivo era offrire un’immagine di potenza dietro cui tutto è possibile, indipendentemente dai risultati ottenuti sul campo. Se Ronaldo fosse stato ingaggiato quale potenziale protagonista della Champions League, oggi dovrebbe essere messo in discussione dal momento che non lo è stato.  Una stretta logica industriale non ammetterebbe simili flop. Invece…siamo oltre l’industria, siamo arrivati al calcio finanziario: lo stesso percorso dell’economia.

Facciamo pertanto un altro discorso, dalla parte del consumatore finale. Dignitosa povertà non porta all’accattonaggio politico-culturale, ma dovrebbe portare al sacrificio di scelte consapevoli e mirate. Ricordo quando avevo l’occasione di assistere agli spettacoli lirici all’Arena di Verona: quanto mi infastidivano coloro che all’ingresso “sgolosavano” facendo ala agli elegantoni ed osservando la sfilata del pubblico vip. Potevano benissimo costruirsi qualche occasione alternativa, ma confondevano la cultura con l’ostentazione dell’evento culturale. La dignitosa tifoseria non dovrebbe portare all’accattonaggio sportivo, ma alla ricerca del miglior risultato compatibile col miglior gioco. Invece si confonde il calcio con l’ostentazione del calcio. Questo è il nodo. Uno sport liquido come la società.

E allora l’ostentazione è fatta di colpi di scena extra-sportivi, di addii mielosi e penosi, di arrivi e partenze a sirene spiegate, di partite giocate in sala stampa, di bilanci truccati, di imprenditori fasulli, di eventi mediatici. L’esonero di Massimiliano Allegri fa spettacolo proprio perché è ingiusto, irrazionale, paradossale. Oggi è toccato a lui, vittima di gran lusso, domani a chi toccherà? Ronaldo non può stare tranquillo, magari lo rottameranno dopo aver vinto la Champions. Ho scritto questo pezzo prima della conferenza stampa di Agnelli e Allegri che sanciva il divorzio. L’ho voluta masochisticamente seguire: tutto come da copione. È il calcio, stupido!