La maschera italiana dei populisti di destra

Non resisto alla tentazione di fare una previsione-appello in merito alle ormai vicinissime elezioni europee: un po’ per andare controcorrente, un po’ sulla base dei risultati delle elezioni politiche spagnole, un po’ prendendo rischiosamente a riferimento gli exit poll olandesi. Azzardo un pronostico-sensazione: dove l’estrema destra, populista e sovranista per non dire di peggio, abbassa la maschera e si mostra per quello che è, raccoglie non pochi voti, ma non sfonda. L’euroscetticismo piace molto a parole, ma nelle urne spaventa e quindi le sinistre, socialisti e verdi, non guariscono, ma prendono un brodo.

Se fosse veramente così, ci sarebbe da rallegrarsi o, quanto meno, da fugare i timori e le paure. In Italia però la scena è diversa.  La destra leghista mantiene una maschera liberal-social-fascista che confonde le acque: troppo liberali per essere fascisti; troppo populisti per essere razzisti; troppo clerico-fascisti per essere democratici; troppo furbi per farsi chiudere all’angolo della storia. Un bell’equivoco in cui temo che gli italiani continuino a rimanere imprigionati. E poi non sono alleati con il M5S? Quindi hanno un contrappeso governativo, un amante litigioso e ribelle, che tuttavia li sdogana in senso protestatario verso i soggetti socialmente e psicologicamente border line, concretizzando il discorso dalemiano della “Lega costola della sinistra”. Tutto sommato fa gioco ai leghisti anche l’impresentabile Silvio Berlusconi, che fornisce loro una copertura di moderazione destrorsa, presentandosi come il coniuge tradito, ma non rassegnato.

Abbiamo cioè un dualismo populista al potere, che irretisce e confonde le idee e si mimetizza: a livello europeo oscilla fra i nazionalisti e i senza-casa politica; in Italia cavalca tutto e il suo contrario, facendo delle contraddizioni un pregio in salsa interclassista riveduta e scorretta. Tutti gli oppositori insistono sui contrasti politico-programmatici del pentaleghismo e non si accorgono che rappresentano paradossalmente invece la sua forza, il suo strano appeal qualunquista: un colpo al cerchio e uno alla botte. Forse, anzi certamente, se ne è accorto il Presidente della Repubblica, che ha loro elegantemente intimato di dare un taglio a questo gioco, almeno per qualche giorno in vista della consultazione europea. Hanno dovuto abbassare quei toni che consentono di suonare una musica senza melodia.

Si intuisce che questo panorama politico è provvisorio e transitorio, ma non so se i risultati elettorali ormai imminenti porteranno qualche chiarimento. Spero che, nonostante tutto, coloro che intendono rimanere in una seria logica di integrazione europea non disperdano i voti e, magari turandosi “montanellianamente” il naso, votino il partito democratico, l’unica formazione politica che, per storia e tradizione, garantisce una continuità della Ue e possibilmente anche un suo “federalizzante” futuro. Sembra questa l’altra faccia dell’Europa, che sta faticosamente emergendo. Giù le maschere e ragioniamo!