Da De Gasperi a Salvini, il precipizio è certo

Un primo commento a caldo sui risultati delle elezioni europee lo vorrei tenere entro gli strani confini di due affermazioni. Mia sorella, col suo inconfondibile stile tranchant, sosteneva e dichiarava spesso che “gli italiani sono rimasti fascisti”. Per fissare l’altro limite faccio riferimento ad un film in cui è narrata la vicenda di inizio novecento, in cui Eugenia di Maqueda e Raimondo Corrao scoprono, durante la prima notte di nozze, di essere fratello e sorella e, per questioni di eredità e decoro della casata, decidono di non rivelare a nessuno la verità e di recitare la parte di marito e moglie pur vivendo in castità assoluta. Eugenia però soddisfa le sue impellenti esigenze carnali, in un gorgo di avventure proibite, fino ad accorgersi di avere toccato il fondo ed ammettendolo con la ben nota esclamazione: “Mio Dio, come sono caduta in basso!”.

Dal 1948, e per parecchi decenni, il popolo italiano si fidò e si affidò alla Democrazia Cristiana di De Gasperi, Fanfani, Moro etc. etc. Quel partito di maggioranza relativa garantì la governabilità del Paese su alcuni principi fondamentali: l’interclassismo, l’ispirazione cristiana, la scelta occidentale, la scommessa europeista. Partendo dalla consistenza e dal ruolo di partito di maggioranza relativa, collaborando a livello politico con i partiti laici minori e, successivamente, con i socialisti, tessendo un dialogo financo col partito comunista, seppe guidare l’Italia in un cammino di grande crescita e sviluppo. Seppe rassicurare i vedovi del fascismo, i cattolici conservatori e progressisti, gli anti-comunisti viscerali, i Paesi alleati, il Vaticano, inanellando una serie di autentici capolavori della politica.

Ebbene, oggi, gli italiani, ridotti alla ideologica canna del gas, sprofondati nel loro egoistico benessere o nel loro sfiduciato malessere economico-sociale, rinchiusi nei propri angusti confini geografici e politici, scandalizzati dalla corruzione e solleticati dalla protesta, si fidano e si affidano alla Lega di Matteo Salvini, facendone il partito di maggioranza relativa, il playmaker della politica nazionale ed internazionale. Più o meno in buona fede, stanno ricadendo nel gorgo di uno strisciante fascismo ed hanno imboccato un cammino sostanzialmente trasgressivo, che li sta portando a toccare il fondo. Alla mediazione tra i diversi interessi sociali la Lega sostituisce un paradossale compromesso fra affarismo del nord e assistenzialismo del sud; al posto dell’impegnativa ispirazione cristiana mette una mera, vuota  e strumentale difesa della simbologia identitaria cattolica; alla scelta europea risponde picche, vale a dire con un ritorno al nazionalismo ed al sovranismo;   ad una politica razionale ed equilibrata di sviluppo compatibile sovrappone una populistica, velleitaria ed incompatibile spinta a tutto e il suo contrario. Sono i tipici percorsi socio-economici del fascismo, che piacciono a chi, sotto sotto, come diceva mia sorella, è rimasto fascista e non aspetta altro che lo spuntare di un personaggio “forte”, che risolva problemi, paure e difficoltà.

La Lega sta facendo la parodia della Democrazia Cristiana o, se volete, sta riproponendo la D.C. a rovescio. E gli italiani, in larga parte, ci credono. Qualcuno mi dice che sono esagerato e catastrofico e che in fin dei conti le elezioni europee sono sempre state un paradossale laboratorio a perdere: nel 1984 il Pci di Enrico Berlinguer diventò il primo partito italiano e la cosa non ebbe un seguito politico rilevante; nel 2014 il Pd di Matteo Renzi fece il pieno di voti, ma non riuscì a dare un seguito a questo ipertrofico successo. Questa volta gli italiani avrebbero soltanto voluto dare un messaggio ai due partiti di governo e dire alla Lega che, se vuole essere “capace di tutto” deve mollare gli alleati “buoni a nulla”. Dell’Europa non frega niente a nessuno, tanto… Un simile modo di ragionare e votare mi fa vomito e, forse, questa ipotesi è di gran lunga peggiore della mia, che fa (solo) ribrezzo. Perché segnerebbe la morte della politica. Mio Dio, come siamo caduti in basso!