Solo, torturato, da tutti abbandonato

Non è certo la prima volta che succede, ciò non toglie che susciti un misto di rabbia e orrore la notizia di un anziano ritardato psichico, diventato bersaglio di aggressioni, rapine, insulti e minacce da parte di una banda di giovani che lo ha preso di mira: terrorizzato anche da queste violenze, viveva in assoluta solitudine in un’abitazione degradata, continuamente sottoposto ad atti di bullismo a suon di calci, pugni, spintoni e bastonate, fino ad arrivare al suo lungo ricovero in ospedale dove è stato sottoposto a due interventi chirurgici, ma non ce l’ha fatta ed è morto. Non è chiaro fino a che punto il decesso di questo pensionato sia da mettere in connessione diretta con i maltrattamenti subiti dai bulli che da tempo lo torturavano, arrivando a postare sui social i video che riprendevano le loro incursioni; certamente queste violenze continuate lo avranno prostrato fisicamente e psicologicamente: gli agenti di polizia intervenuti su segnalazione di alcuni vicini di casa, lo hanno trovato barricato e seduto su una sedia, in cattive condizioni di salute, non riusciva a muoversi, non mangiava da tempo, non voleva ricevere aiuto e si era lasciato andare.

Di fronte ad una simile agghiacciante vicenda, molto ben raccontata da Valeria D’Autilia su La stampa, ce n’è per tutti! Per questi giovani delinquenti senza precedenti penali o di devianza, che si divertivano a maltrattare un uomo solo, indifeso, isolato e portatore di handicap psichici e per le loro famiglie brillanti nella loro assenza educativa: ragazzi che frequentano la scuola e appartengono a famiglie non problematiche, quindi…

Ce n’è per l’intero paese in cui sono successi questi fatti, dove tutti conoscevano questo poveruomo. Sapevano dei suoi problemi e nessuno interveniva e tanto meno denunciava la situazione. Ce n’è per l’intera società vergognosamente assente nei suoi presidi territoriali, nelle sue strutture assistenziali, nella sua incapacità di individuare e intervenire in questi clamorosi casi di abbandono e di necessità. Ce n’è per la comunità cristiana che sarà pur presente a Manduria, in provincia di Taranto, ma incapace di attenzione e solidarietà verso gli ultimi.

Ce n’è per la politica locale e nazionale, impegnata a fare grandi discorsi sui massimi sistemi socio-economici e menefreghista nei confronti dei piccoli problemi quotidiani del vivere civile. Ce n’è per i social media che mettono in rete le brutture della società, facendone un terreno di paradossale divertimento e passatempo. Ce n’è per gli amministratori comunali e per gli operatori sociali del comune: possibile che nessuno si sia accorto ed abbia visto come viveva questa persona, in un edificio a piano terra, praticamente sulla strada, con vetri rotti e porta imbrattata, nell’abbandono, nella solitudine e nella paura.

Non so se commiserare di più questa vittima di una società malata o i protagonisti attivi e passivi della sua sofferta passione e morte. Forse, se lui potesse parlare, potrebbe parafrasare quanto Gesù disse alle donne che lungo il calvario piangevano sulle sue sofferenze: “Non piangete su di me, ma sulla società che sforna orribili comportamenti giovanili ed omertosi atteggiamenti pubblici e privati…”. L’unico gesto di pietà sembra essere stato quello dei poliziotti che gli hanno comprato acqua e biscotti, ma il loro generoso tentativo di assistenza non ha potuto sortire effetto. Troppo tardi!