La tenaglia dei fascismi del Nord e Sud Europa

Stando ai dati che circolano sui media, il Partito Socialdemocratico finlandese ha vinto le elezioni generali ottenendo il 17,7% dei voti. Appena dietro si sono posizionati i Veri Finlandesi, partito nazionalista e antieuropeista, che hanno ottenuto il 17,5% dei voti, mentre il Partito di Centro del primo ministro uscente si è piazzato quarto con il 13,8% dei voti, dietro il centro-destra di Coalizione Nazionale con il suo 17% e davanti ai Verdi 11,5% e ad Alleanza di sinistra 8,2%.

Non so se possa rappresentare un valido test in vista delle elezioni europee: ho seri dubbi, anche se qualche indicazione, con un po’ di fantasia si può sempre ricavare. Il primo dato emergente è quello della frammentazione, che metterà a dura prova la formazione di un governo. Vorrei provare un ardito parallelismo tra le formazioni politiche finlandesi e i partiti italiani: Partito socialdemocratico=Pd; Veri Finlandesi + Coalizione nazionale = Lega + FdI; Partito di Centro = Forza Italia; Alleanza di Sinistra = Leu + altre di sinistra. I Verdi mantengono una loro specificità che in Italia stenta ad emergere. Il M5S non ha riscontro finlandese (beati loro!).

Stando ai commenti la crescita dei socialdemocratici (chi si contenta gode) sembra essere spiegata dalle contestate riforme approvate dal precedente governo centrista, finalizzate a ridurre il debito pubblico con l’introduzione di misure di austerità, che avevano colpito, tra le altre cose, le pensioni, l’istruzione, la salute e i sussidi di disoccupazione. L’affermazione (non troppo eclatante, ma comunque allarmante) dei Veri Finlandesi sarebbe dovuta al tema centrale della campagna elettorale costituito dall’immigrazione: la solita menata delle regole più severe per la concessione del diritto d’asilo e di una politica più dura nei confronti dell’immigrazione irregolare.

In effetti, se ai voti socialdemocratici si aggiungono quelli della sinistra più estrema e magari anche quelli dei verdi, si arriva percentualmente ad oltre il 37, oltre un terzo dei votanti; se si sommano i nazionalisti col centro-destra si arriva quasi al 35%; il partito di centro è a circa il 14%. I restanti partitini mi sembrano difficilmente collocabili. Se il centro trovasse un’alleanza con la destra sfiorerebbe la maggioranza assoluta. Un centro-sinistra allargato arriverebbe ad oltre il 40%. Si profilano anche strani intrugli destra-sinistra (vuoi vedere che il pentaleghismo diventa una lezione di governo traducibile alla finlandese?).

Rispetto ai dati italiani emergenti dai sondaggi, nel centro-destra la situazione numerica è analoga, mentre il nostro centro-sinistra risulta molto più debole, impoverito com’è dal raschiamento grillino. I nazionalisti sono forti, ma non sfondano e speriamo sia così anche in Italia.  Resta la peculiarità grillina che complica la situazione, anche se sembra in chiara flessione la smargiassata pentastellata.

In Finlandia l’austerità messa in atto dai centristi ha portato voti di protesta ai socialdemocratici: sembra essere saltato lo stucchevole schema che voleva la sinistra vocata a far digerire i sacrifici, mentre la destra doveva cavalcare la fase economica espansiva. In Italia ci si capisce ancor meno, dal momento che un connubio nazional-populista sfonda il bilancio mentre il centro e la sinistra predicano moderazione e controllo dei conti pubblici.

E l’Europa? Mi sembra che anche dalla Finlandia arrivi un’aria poco promettente: dell’Europa tutti se ne fregano e non guardano al di là del naso delle “beghe nazionali”. L’ex ministro greco Yanis Varoufakis, candidato alle elezioni europee in Germania sulle ali del movimento da lui fondato, sostiene una tesi ardita, ma non troppo: «Salvini è il prodotto della Depressione, così come Mussolini e Hitler furono il prodotto della Depressione fra le due Guerre mondiali in Europa. Ora abbiamo il fascismo che cresce, risultato del fallimento dell’establishment. L’establishment e i Salvini si aiutano a vicenda. L’Europa si sta disintegrando sotto la pressione dell’austerità da una parte, e sotto quella dei fascisti dall’altra. È probabilmente l’ultima elezione del Parlamento europeo in cui abbiamo la possibilità di fare la differenza». Mi sembrano affermazioni da non prendere alla lettera, ma su cui riflettere molto seriamente.