La spagnola sa governar così

Sono molto difficili, anche se invitanti e interessanti, i parallelismi politici fra i diversi Stati: curiosare in casa spagnola per capire cosa potrebbe succedere in Italia è un esercizio piuttosto infantile, ma stimolante. Ci provo, più per teorico divertimento che per triste realismo.

La sinistra non è spacciata e tramontata: alle elezioni i socialisti spagnoli sono tornati a vincere conquistando una maggioranza relativa significativa, un 28%, che non dovrebbe essere un traguardo prospettico proibitivo per il partito democratico italiano.

La destra, problematicamente non coalizzata, esce malconcia e non è in grado di fornire una possibilità di governo: pur a peso invertito delle diverse componenti (relativamente bassa l’incidenza estremistica in Spagna, decisamente alta la consistenza leghista in Italia), anche nel nostro Paese il centro-destra non è in grado di rappresentare un blocco coeso e compatto capace di esprimere un governo credibile.

La componente protestataria (Unidos Podemos) esiste anche in Spagna, ma con due differenze importanti rispetto a quella italiana (M5S): è più debole sul piano del consenso popolare ed è decisamente più di sinistra a livello politico.

Le formazioni partitiche indipendentiste ed autonomiste, presenti in Spagna, non trovano riscontro significativo in Italia: la Lega non ha più questi connotati separatisti ed ha spostato le pulsioni originarie sul terreno nazionalista e sovranista.

Fatti questi arditi collegamenti, quale può essere un’indicazione applicabile al nostro schieramento politico? Quasi sicuramente, dopo queste elezioni politiche, in Spagna il risorto Pedro Sanchez, per occupare il palazzo della Moncloa, dovrà allearsi con Unidos Podemos e raccattare qualche appoggio dagli indipendentisti più moderati ed europeisti. Questa prospettiva iberica sembra possibile in quanto i Podemos sono appena la metà dei socialisti e il loro populismo è coniugabile a sinistra. Nella geografia politica del nostro Paese una simile eventualità è alquanto più difficile: i grillini dovrebbero fare un bagno dimagrante e purificante, mentre il Pd dovrebbe ingrassare assai e trovare una dirigenza ringalluzzita e ringalluzzente.

Faccio molta fatica a intravedere un’alleanza seria tra PD e M5S, che non ripeta gli attuali grossolani equivoci contrattualistici e non ci costringa ad un infinito tormentone governativo. Forse sono troppo legato ai valori della sinistra per accettare di coniugarli con una generica smania di cambiamento. Il bisogno di cambiamento è innegabile, ma trovarne una versione convincente nel firmamento pentastellato è veramente impresa ardua. E poi elaborare strategie politiche inchiodandosi alle tattiche contingenti è molto pericoloso. È pur vero che la politica è l’arte del possibile, ma più il possibile si fa difficile e più occorrono artisti in grado di fare il miracolo.