La provocazione dei martiri

Sono da tempo convinto che nella lotta poliziesca contro droga e prostituzione, scatti un comprensibile ma condizionante freno di paura: mettere il naso dentro gli ambienti malavitosi è estremamente pericoloso, perché si entra in contatto con gente pronta a tutto, che non va per il sottile. Così come sanno vendicare gli sgarri, non hanno certo timore di colpire le forze dell’ordine nei suoi uomini più coraggiosi e valorosi. Chi è in prima linea paga assai caro il proprio servizio.

È successo a un maresciallo dei carabinieri di 47 anni, Vincenzo Di Gennaro ucciso a un posto di blocco da un pregiudicato che era stato sottoposto pochi giorni prima a una perquisizione per droga e che, dopo il controllo, aveva affermato: «Ve la farò pagare». Stando ai primi risultati delle indagini, detto e fatto alla prima occasione. Un altro carabiniere è rimasto gravemente ferito, ma fortunatamente si salverà.

Sono rimasto colpito da questo episodio e mi unisco al profondo dolore espresso dal presidente Mattarella e alla reazione del comando dei carabinieri che si è così espresso: «Una vita umana vale il mondo intero». La mia riflessione va però oltre il doveroso omaggio a chi è caduto facendo il proprio dovere per la collettività. Innanzitutto penso sia l’inopinata e tragica risposta morale ed istituzionale ai “bullistici” comportamenti ed alle relative coperture omertose emergenti talora all’interno delle forze dell’ordine (a buon intenditor poche parole: a chi tutto squalifica e a chi tutto salva).

Ho però l’impressione che la battaglia contro la delinquenza sia spesso mirata troppo in basso e inoltre sia lasciata a singole eroiche iniziative portate avanti da valorosi operatori costretti a muoversi allo sbaraglio: vale per le forze dell’ordine, per la magistratura, per tutti coloro che operano nelle istituzioni e per i semplici cittadini. Da qui probabilmente nasce la reazione incattivita e scriteriata di alcuni, l’inerzia opportunistica di tanti, la convinzione esagerata, anche se pertinente, che fare il proprio dovere posso comportare il rischio della  incolumità.  “Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi” (B. Brecht); “Sventurata la terra che non produce eroi” (A. Sarti).

Mio padre era molto attento e piuttosto disincantato rispetto a fenomeni patologici della nostra società come “la mafia” e la delinquenza in genere. Ricordo l’insistente previsione di una “brutta fine” per il generale Dalla Chiesa allorquando divenne Prefetto di Palermo e cominciò un’azione a viso scoperto contro la delinquenza organizzata e ramificata. Fu facile profeta dal suo pulpito tutto fatto di onestà e correttezza: uno che sapeva riconoscere in anticipo i martiri civili. Nelle sue sagaci riflessioni c’era però il profondo e amaro rammarico per l’isolamento in cui vengono tenuti i coraggiosi. Sarebbe infatti necessaria una ben più coinvolgente azione globale a tutti i livelli, altrimenti il rischio è che “i martiri” servano soltanto a mettere a posto le coscienze. Un bel pianto generale e poi…