Un calcio alla politica

In questo periodo mi viene spontaneo individuare non poche analogie tra le vicende della politica e quelle del calcio.  Già il fatto in sé e per sé la dice lunga sul mio atteggiamento spietatamente critico verso gli andamenti della vita politica attuale e su una certa insofferenza nei confronti del mondo del pallone. Nei giorni scorsi si sono sovrapposti due eventi: uno politico, vale a dire la proclamazione a segretario del partito democratico di Nicola Zingaretti; uno sportivo, vale a dire la vittoria interista nel derby calcistico milanese.

Ebbene cosa c’è di simile non tanto fra i due eventi, ma nelle loro immediate conseguenze? La nuova segreteria del PD sembra aver invertito improvvisamente la curva dei consensi: un partito ritenuto da mesi ormai fuori gioco con l’accompagnamento del ritornello di un centro-sinistra impantanato in una quasi irreversibile crisi di identità e credibilità. Sono state sufficienti le elezioni primarie con il conseguente varo del nuovo assetto dirigenziale per riportare il partito democratico in primo piano a livello mediatico e in ripresa a livello di consensi, due novità fortemente collegate e misurate dai sondaggi (per quello che possono valere e per quello che potranno durare).

La stagione calcistica dell’Inter sembrava avviata ad un disastroso fallimento con eliminazione dalle competizioni europee e dalla coppa Italia nonché con una classifica piuttosto compromessa in campionato. È stato sufficiente la vittoria nello scontro stracittadino col Milan per ringalluzzire immediatamente la tifoseria, previa celebrazione mediatica di un ritrovato quanto striminzito terzo posto nella lotta per un posto nella futura coppa dei campioni.

Se una simile volubilità può (non) essere consentita nel chiacchierone e superficiale mondo dei pallonari, in politica le montagne russe del consenso assumono un carattere di assurdo mutamento di opinione. Auguro all’Inter un brillante piazzamento (è la mia squadra del cuore da sempre, dai tempi cioè della mia infanzia, dall’Inter dei Firmani e degli Angelillo); auguro al PD capitanato da Zingaretti di riprendere il filo del discorso e del collegamento con i cittadini-elettori (è il partito più vicino alla mia storia politica ed alla mia sensibilità socio-culturale). Il discorso però è un altro: possibile che i giudizi si possano ribaltare così in fretta e così facilmente? Se, calcisticamente parlando, domina il fattore “tifoseria” con tutto quel che ne consegue, in politica sembra prevalere il fattore “volubilità” condizionato e determinato dall’impressione del momento.

Approfondisco un attimo il discorso politico: stando all’ultimo sondaggio in circolazione sembra che il PD abbia superato il M5S seppure di un’incollatura. I casi sono tre: o i grillini stanno crollando scombussolati da un’azione di governo a dir poco negativa, oppure i democratici si stanno riprendendo oppure sono possibili e contemporanee tutte due le ipotesi. Che stupisce però è l’improvvisazione dei giudizi e dei comportamenti. Siamo diventati tifosi della politica, non tanto per sbandierare le ideologie del passato, non tanto per urlare le proprie convinzioni, nemmeno per difendere i propri interessi, ma per il gusto di dare un calcio alla politica, trattandola alla stregua di una competizione sportiva. Stiamo ben attenti: buttare in campo monetine, corpi contundenti, fumogeni, frasi razziste, è roba da infantilismo psicologico, che può trovare sbocchi in veri e propri atti criminali; approcciare la politica con la goliardia del cambiamento fine a se stesso o con la smania di cercare soluzioni nelle pattumiere della storia o nelle illusioni da osteria, è roba da criminalità sociale, che può sboccare nella perdita della democrazia. C’è in pallio ben più di una coppa pur prestigiosa che sia, si gioca per il futuro di una nazione, di un continente, del mondo intero.  L’Assistente al Video dell’Arbitro e il Vice Assistente Video dell’arbitro (Var e Avar secondo le sigle inglesi) funzionano fino ad un certo punto sui campi di calcio; nelle decisioni politiche non sono utilizzabili, esiste infatti solo l’assistente della storia, che presenta a posteriori conti molto salati.