Mi dispiace, ma ti chiudo

Il governo italiano si sta rivelando molto stitico nei confronti di radio radicale: aveva in un primo momento azzerato i contributi a questa emittente per poi ridurli a metà, da dieci a cinque milioni annui. Il sostegno statale è concesso in base ad apposita convenzione, che riconosce l’alto valore del servizio pubblico prestato con le dirette parlamentari, con l’attenzione alla vita istituzionale, con lo spazio dedicato alla politica in modo imparziale ed obiettivo, con l’impegno culturale di approfondimento e dibattito sulle problematiche nazionali ed internazionali: un ruolo svolto da anni e riconosciuto da molti (me compreso).

Una volta raggiunto il limite della pensione, oltre ai miei hobby coltivati senza ritegno, mi dedicai anche ad una piccola attività di volontariato in una cooperativa sociale, che avvia al lavoro soggetti svantaggiati: un’esperienza di cui ebbi occasione di parlare ripetutamente con Gian Piero Rubiconi, un caro amico, raffinato uomo di cultura. Lo vedevo interessato a questo mio impegno nel sociale. Non potevo nascondergli le difficoltà economiche di questa iniziativa e spesso gli confidavo anche la scarsa considerazione dell’amministrazione comunale e la mancanza di aiuto che metteva a repentaglio la gestione della cooperativa: un gruppo di ragazzi meravigliosi che nel lavoro in comune provavano a reagire alle loro difficoltà di vario genere. Ricordo che, raccogliendo con grande sensibilità le mie lamentazioni per la latitanza dei pubblici poteri, mi confidò: «Basterebbe poco per darvi una mano… Se tu sapessi quanti soldi si sprecano o si spendono con estrema leggerezza …». Evidentemente faceva riferimento alla sua esperienza di gestione teatrale ed ai suoi trascorsi a livello di rapporti con l’amministrazione comunale.

Ebbene ho imparato che il taglio dei fondi a radio radicale corrisponderebbe al costo di una serata del festival di Sanremo, fiore all’occhiello di mamma Rai. Ma che razza di risparmio è? Allora viene il fondato sospetto che non si tratti di risparmio, ma di censura: mettere il naso dentro al palazzo dà fastidio al palazzo, anche e soprattutto a chi, in nome del nuovismo tanto sbandierato, voleva aprirlo come una scatola di sardine. So che alcuni benpensanti la collegano alla deriva laicista e relativista: perché dare soldi pubblici a chi rompe i coglioni con omosessuali, carcerati, drogati, etc. etc. A loro chiedo: di quanti soldi pubblici usufruisce la Rai per pagare lauti stipendi a gente che non fa altro che distrarre i tele-radio ascoltatori dai veri problemi. Altri ancora osservano ingenuamente (?): ma che fastidio vuoi che dia radio radicale? Ai regimi nuoce tutto ciò che può svegliare l’attenzione e l’interesse della pubblica opinione, stordita dalla grancassa mediatica ossequiente o addirittura sostenitrice.

C’è però un altro aspetto che risulta molto strano: esponenti politici di tutti i partiti esprimono considerazione e solidarietà a questa gloriosa emittente, anche dei partiti dell’attuale governo. E allora come la mettiamo? Chi vuole far tacere questa voce libera? Evidentemente c’è qualcuno che gioca a nascondino: anche questo è tipico di certe metodologie antidemocratiche. Lanciare il sasso e nascondere la mano. Non so come finirà: gli appelli, gli ordini del giorno, le dichiarazioni si sprecano. In molti ne apprezzano gli archivi, autentiche miniere di storia del nostro Paese. Auguro lunga vita a radio radicale, anche perché mi mancherebbe molto la mattiniera rassegna stampa, roba assai diversa dalle petulanti rassegne della Rai e di altre emittenti. Vorrebbero confinarla sul libero mercato, fingendo di non capire che al libero mercato non interessa che gli italiani ascoltino voci libere ed istituzionali, ma che gli italiani consumino la politica come un sorbetto.