Le sbornie parallele

I giorni precedenti alle elezioni regionali in Basilicata mi è capitato per puro caso di seguire un servizio televisivo (Rainews24), che metteva il dito nella piaga dei problemi lucani (uno dei pochi reportage attenti ai problemi più che alle chiacchiere dei politicanti): ne usciva un quadro sconfortante a livello infrastrutturale, economico, territoriale e sociale. Fra me e me pensai: qui ci sono i presupposti per un trionfo del M5S in nome della protesta verso una politica incapace di sanare le piaghe di una regione dove Cristo (la civiltà) continua a fermarsi, come nel romanzo autobiografico di Carlo Levi confinato a Eboli per il suo antifascismo.

Invece a sorpresa i grillini hanno preso una botta notevole dimezzando i voti rispetto allo scorso anno ed attestandosi in terza posizione, dopo centro-destra e centro-sinistra, con un calante 20%. Allora mi sono detto: vuoi vedere che la sbornia pentastellata si sta smaltendo? Ricordo una simpatica barzellettina di uno storico personaggio di Parma, Stopàj: questi, piuttosto alticcio, sale in autobus e, tonificato dall’alcool, trova il coraggio di dire impietosamente la verità in faccia ad un’altezzosa signora: «Mo sale che lè l’è brutta bombén!». La donna, colta in flagrante, sposta acidamente il discorso e risponde di getto: «E lu l’è imbariägh!». Uno a uno, si direbbe. Ma Stopaj va oltre e non si impressiona ribattendo: «Sì, mo a mi dmán la me pasäda!». Esco dalla metafora, sostituisco ai personaggi della gustosa gag quelli della vicenda politica attuale: all’Italia gli elettori rinfacciano di essere molto brutta; l’Italia si difende come può e risponde: «E vuätor a si imbariägh!». Al che i cittadini elettori potrebbero rispondere, alla luce di quanto sta avvenendo: «Sì, mo a nuätor la s’è drè pasär!».

Si dovrebbe tirare un leggero respiro di sollievo, invece nasce un’altra inquietante domanda: generalmente chi esce da una sbornia, se non è un alcolista incallito, ne resta sconvolto e almeno per un po’ di tempo non ci ricade. Invece gli elettori italiani escono dall’osteria grillina per entrare in quella leghista. Perché? Probabilmente pensano di trovare un vino migliore, invecchiato, e si illudono di portarlo, cioè di non farsi abbindolare ulteriormente.   Passare da una sbornia all’altra è molto pericoloso, in quanto l’etilismo (politico) è dietro l’angolo e allora le cose si complicano ed il ritorno alla sobrietà diventa molto problematico.

A proposito di sbornie, mi sembra che anche gli inglesi stiano rientrando dalla loro bevuta antieuropea, ma è tardi e l’ubriacatura della brexit è irreversibile, salvo clamorose svolte politiche: il ravvedimento è troppo oneroso e l’errore troppo clamoroso. Speriamo non accada così anche agli italiani, che si sono follemente consegnati nelle mani di produttori vitivinicoli da strapazzo. Ci sono rigurgiti di razionalità, ma, come detto, assai confusi e contraddittori. Nel caso della Lucania esistono forti attenuanti: la disperazione può effettivamente portare ad affogare i dispiaceri nell’alcol, ma riprendere un minimo di autocritica lucidità non dovrebbe essere impossibile. Ci spero, per adesso mi accontento. Prima o dopo si capirà che la botte dà il vino che ha e quindi non basta accontentarsi del vinaccio con cui ubriacarsi, ma occorre cercare con pazienza la cantina con il vinello che dona una salutare ebrezza.