L’allenatore espiatorio

Quando rotola la testa di un allenatore di calcio mi corre un brivido nella schiena (si fa per dire…): paga per tutti un imputato di lusso.  È successo ad Eusebio Di Francesco trainer della Roma, che ha pagato anche per giocatori superpagati incapaci di insaccare un pallone a porta vuota. Era successo a Gian Piero Ventura dopo che i bomber (?) della nazionale in due partite non erano riusciti a combinare niente contro la Svezia. Vedo continuamente calciatori da ingaggi stratosferici commettere errori da campetti oratoriali: per loro pagano gli allenatori. Intendiamoci, anche questi ultimi non sono certo dei martiri, hanno portafogli gonfi e stipendi garantiti, ma comunque rischiano per conto altrui e non ha senso (vorrei sapere cosa ha senso nel mondo del calcio…).

Ed a proposito di allenatori poco fortunati ne voglio citare uno del Parma di tanti anni fa (non chiedetemi i periodi e le date perché non li ricordo e poi, parliamoci chiaro, che importanza hanno?), un certo Canforini, tecnico che dalle formazioni giovanili era approdato alla prima squadra. Le cose obiettivamente non andavano bene, la squadra era indiscutibilmente in crisi e – succedeva purtroppo anche allora – scattò la contestazione dei tifosi. Al termine dell’incontro, finito molto male per il Parma, l’allenatore Canforini fu accolto all’uscita dagli spogliatoi da una pioggia di sputi. Mio padre lo imparò il giorno successivo dalle cronache dei giornali, perché evitava scrupolosamente i dopo-partita più o meno caldi. Ne rimase seriamente turbato dal punto di vista umano e reagì, alla sua maniera, dicendomi: “E vót che mi, parchè al Pärma l’à pèrs, spuda adòs a un òmm, a l’alenadór? Mo lu ‘l fa al so mestér cme mi fagh al mèj. Sarìss cme dir che se mi a m’ ven mäl ‘na camra al padrón ‘d ca’ al me dovrìss spudär adòs! Al m’la farà rifär, al me tgnirà zò un po’ ‘d sòld, mo basta acsì.”

In effetti devo aggiungere che mio padre esercitava il mestiere di imbianchino e che quegli sputi se li era sentiti addosso. Non poteva concepire un’offesa del genere, soprattutto in conseguenza di un fatto normalissimo anche se spiacevole: perdere una partita di calcio. E continuò dicendo: “Bizòggna ésor stuppid bombén, a ne s’ pól miga där dil cozi compagni.” È una delle cose dette da mio padre che mi è rimasta più impressa. Peccato che allo sfortunato Canforini non bastò ad evitare l’esonero, ma fu sufficiente, senza saperlo, ad avere la solidarietà di un uomo che lavorava e sbagliava né più né meno come lui. Non so come proseguì la carriera di Canforini, se tornò ad allenare le giovanili, se cambiò squadra, se cambiò mestiere, se cambiò città, ma continuò ad avere tutta la mia “guidata ed ispirata” solidarietà.

Tornando al ben più pagato e collaudato Di Francesco, che per fortuna non è stato sputacchiato, ho appreso con un certo stupore del suo esonero oltretutto a pochi mesi dalla fine del campionato, ma mi ha ancor più stupito che abbia accettato di sostituirlo Claudio Ranieri, una professionista molto serio non certo alla ricerca di un incarico purchessia. Nella mia ingenuità etica non accetterei mai di sostituire un collega esonerato in corso d’opera, ma io sono uomo d’altri tempi e non sono un allenatore di calcio. Temo però che sulle regole etiche prevalga sempre il portafoglio. Speriamo almeno che Ranieri ci risparmi una delle solite cazzate di cui sotto.

Il nuovo allenatore di una squadra, non ricordo e non ha importanza quale, che ottenne subito una vittoria ribaltando i risultati fin lì raggiunti, rispose all’intervistatore sul segreto di questo repentino, positivo e “miracoloso” cambiamento: “Sa, negli spogliatoi ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti che dovevamo vincere”. Non ci voleva altro per scatenare la vena ironica di mio padre che, scoppiando a ridere, soggiunse: “A s’ capìssa, l’alenadór äd prìmma, inveci, ai zugadór al ghe dzäva äd perdor”.