La reazione prevale sull’azione

La balbettante condanna dell’attentato suprematista di stampo islamofobo avvenuto in Nuova Zelanda induce a profonde e globali riflessioni. I diversi e variegati eventi, che, a livello nazionale ed internazionale, caratterizzano l’attuale fase storica sono sostanzialmente riconducibili ad un clima reazionario, cioè favorevole al ripristino di un assetto sociale e politico storicamente superato. Vale per la ripresa del nazionalismo col quale (non) si affronta il problema dell’immigrazione e della coesistenza di diverse etnie, culture e religioni e si tende ad impostare e difendere l’economia con misure protezionistiche. Vale per il sovranismo in contrapposizione alle istanze ed alle politiche delle organizzazioni internazionali e sovranazionali, quindi, in particolare, quale freno allo sviluppo della Unione europea. Vale per il populismo diretto all’esaltazione demagogica delle qualità e capacità delle classi popolari sulla base di un atteggiamento di forte sospetto nei confronti della democrazia rappresentativa e di decisa opzione verso vere e proprie derive referendarie.

All’interno di questo vento restauratore riusciamo a collocare i più importanti passaggi della storia politica attuale: i muri contro gli immigrati (gli accordi di Visegrad, la barriera trumpiana col Messico), il ripiegamento anche violento sulle proprie identità (intolleranza religiosa, occhio per occhio col terrorismo islamico), una visione economica chiusa e miope (ferrea difesa dei confini e dei prodotti), l’euroscetticismo, la Brexit, la politica di rimessa in discussione dei diritti civili, lo svuotamento dei Parlamenti, la proposizione di leadership personali, la perdita di laicità della politica.

Su questa barca reazionaria col vento in poppa salgono molti cittadini elettori; al timone stanno formazioni politiche di destra più o meno camuffate; dell’equipaggio fanno parte anche i movimenti dell’antipolitica e della protesta, che strepitano e simulano ammutinamenti, ma finiscono sostanzialmente col remare nella stessa direzione di chi comanda e determina il viaggio.

Per stare a livello italiano il clima è gestito dalla Lega mentre il M5S, in sempiterna confusione mentale ed assolutamente privo di senso politico, è costretto a chinare il capo ed a berla da botte. Su tutte le questioni i grillini partono in quarta, poi sono costretti a scalare le marce per poi fermarsi ed ingranare la retromarcia. In questi ultimi giorni hanno verbalmente e trivialmente aggredito i tradizionalisti cattolici (sfigati di destra), ma poi devono ingoiare il rospo di una passerella governativa al loro convegno sulla famiglia. Sui rapporti con la Cina sono partiti lancia in resta per poi traballare di fronte alla prudenza leghista. Anche sulla Tav finirà quasi sicuramente così: l’hanno elettoralmente e politicamente esorcizzata e poi…la dovranno consentire. Vale per le autonomie rafforzate delle regioni: sono contrari, ma se le dovranno tracannare di traverso. È successo per l’autorizzazione a procedere contro il ministro Salvini, col decreto sicurezza, con le navi cariche di immigrati fermate in alto mare.

D’altra parte l’antipolitica finisce per forza col tirare la volata alle politiche di destra. La ciliegina sulla torta reazionaria l’ha messa il perbenista presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani: il fascismo ha fatto anche cose buone e giuste. Tutti i dittatori e i despoti della storia hanno fatto anche cose giuste. Cosa vuol dire? Vorrei tanto lo spiegasse Tajani: vuole accreditarsi quale destrorso autentico? Vuole togliere la terra da sotto i piedi di Salvini? Vuole fare qualche piacere alla Lega? La realtà è che dimostra di essere spiazzato, costretto a masticare amaro e sputa veleno a vanvera. Poveretto… mentre il vento continua a tirare verso destra, quella estrema.