I pagliacci delle bombe in faccia

Nella mia vita professionale ho potuto constatare come i fallimenti in campo economico-aziendale abbiano ripercussioni enormi nel tempo, nello spazio, nel tessuto economico e sociale: con un fallimento si fa terra bruciata attorno ad una iniziativa, che generalmente non trova più ripresa se non a distanza di anni o addirittura per sempre. Ragion per cui bisognerebbe evitare il fallimento mettendo in campo prudenza e senso di responsabilità.

Mi è venuta spontanea questa riflessione osservando come sia stato sbrigativamente accolto, dai protagonisti e dagli osservatori, il nulla di fatto nel negoziato fra Usa e Nord-Corea culminato nell’incontro di Hanoi tra Trump e Kim Jong-un: un’imbarazzata rottura diplomatica all’insegna del “ci abbiamo provato, è andata male, ci riproveremo”. Si era capito che i colloqui erano squallidamente interpretati da due insulsi bamboccioni e si poteva solo sperare che questi squallidi personaggi, avvezzi a giocare su problematiche ben più grandi del loro cervello, potessero trovare almeno un modus vivendi nella loro vocazione ludica. Si sono invece ritirati con il loro giocattoli ed ognuno è tornato nel suo cortile a giustificarsi: la diplomazia americana dà la colpa alla poca chiarezza su quanto i nord-coreani fossero pronti ad offrire sul piano nucleare in cambio di una richiesta esosa sulla revoca delle sanzioni; diversa la versione del ministro degli Esteri nordcoreano, a detta del quale ci sarebbe stata la disponibilità del suo paese per uno stop permanente a test nucleari e di missili a lungo raggio con la moderata richiesta dell’allentamento parziale e non totale delle sanzioni. Scaramucce dialettiche inutili e stucchevoli.

La triste realtà è che Donald Trump, come ormai ci ha purtroppo abituati, ha precipitato una situazione per tentare di lucrarne i vantaggi: ha tentato il colpaccio per accreditarsi internamente e all’estero come esponente autorevole della diplomazia del pugno duro. Dalla sua parte il paffuto dittatore asiatico si è voluto porre come ragionevole uomo di pace, che ama giocare con i missili per poi concedere di volerli eventualmente riporre in magazzino. Due buffoni a confronto. Come poteva finire? Le loro diplomazie ancora più inconsistenti e incredibili. Cosa potevano ottenere?

Restano sul terreno due mine vaganti. Cina e Russia saranno pronte a sfruttare l’occasione per reinserirsi nei giochi. L’Unione europea continuerà a guardare ed a fare i conti con la propria debolezza internazionale. Quasi quasi mi vien voglia di rimpiangere il clima da guerra fredda, che tutto sommato era basato su personaggi di spicco e di caratura notevole, che spartiva il mondo in aree piuttosto precise, che cercava gli equilibri fra due imperialismi, in un certo senso uguali e contrari. Oggi siamo al tutti contro tutti, alla confusione totale, ai fallimenti progressivi, dai quali molto difficilmente riusciremo a venir fuori, con l’inabilitazione del mondo intero a intraprendere future iniziative di pace.  Trump-Kim: è proprio vero che i clown dovrebbero e vorrebbero farci divertire, ma in realtà incutono tristezza, inquietudine e persino terrore. Chi interagisce con un pagliaccio non sa se aspettarsi uno sgambetto o una torta in faccia. Nel caso di pagliacci con la giubba, la faccia infarinata e tanto potere in mano, c’è da aspettarsi una bomba in faccia.