Un castigamatti di risulta

La CONSOB, Commissione nazionale per le società e la Borsa, è un’autorità amministrativa indipendente, dotata di autonoma personalità giuridica e piena autonomia, la cui attività è rivolta alla tutela degli investitori, all’efficienza, alla trasparenza e allo sviluppo del mercato mobiliare italiano; la funzione di vigilanza si svolge di concerto con la Banca d’Italia per quanto riguarda l’attività delle banche.

Non so se esistano incompatibilità per la nomina di Paolo Savona a presidente della Consob, non conosco il suo curriculum scientifico e professionale se non per sommi capi e soprattutto in conseguenza dei suoi incroci, ultimamente molto burrascosi, con la politica e il governo, non ho una chiara idea sui compiti istituzionali della Consob se non per i tanti casi in cui viene chiamata in causa e spesso messa sul banco degli imputati.

Mi limito pertanto ad alcune considerazioni di carattere squisitamente politico. Innanzitutto questa nomina ha tutta l’aria di un “contentino”, dopo che Savona era stato opportunamente stoppato da Mattarella per la carica di ministro dell’economia a causa della sua ambigua posizione verso l’Unione europea, dopo che era stato dirottato paradossalmente e provocatoriamente al ministero per gli affari europei, dopo non aver certo brillato per iniziativa all’interno del governo Conte. I passaggi dall’area politica a quella tecnico-scientifica non sono di per sé negativi, anche se avvengono spesso con troppa disinvoltura. Nel caso in questione è chiarissimo che a Paolo Savona, prima o poi, bisognava dare una ricompensa per aver fatto da testa di ponte durante la formazione piuttosto tribolata del governo giallo-verde. Siamo nella più bieca ritualità tanto bistrattata dal M5S. Provate a immaginare se il partito democratico al governo avesse nominato alla presidenza della Consob Enrico Letta per rimetterlo in pista dopo la sbrigativa ed eccessiva giubilazione governativa. Si sarebbe scatenato il finimondo.

Una seconda considerazione riguarda l’opportunità di questa nomina. Ho voluto richiamare in premessa la funzione autonoma di questo ente nella sua delicatissima opera di vigilanza e controllo. Che a ricoprire l’incarico di presidente sia chiamato un personaggio chiaramente opzionato da alcuni partiti e direttamente spostato da un incarico ministeriale alla Consob non mi sembra il massimo ossequio all’indipendenza di giudizio richiesta alla Commissione. Si tratta di una nomina fatta da chi predica bene “l’antipolitica” e razzola male “la politica”.  Proviamo a pensare quale polemica sarebbe sorta se ad un certo punto il governo Gentiloni avesse preso Pier Carlo Padoan e lo avesse insediato alla Consob.

Un’ultima riflessione maliziosa. Mi sembra un avvertimento fazioso ai cosiddetti poteri forti, tanto osteggiati da questo governo debole: state ben attenti perché c’è un castigamatti in arrivo. D’ora in poi le banche avranno a che fare con noi. Un ulteriore atto conflittuale nel panorama bellicoso del governo Conte: tutto viene fatto contro qualcuno e mai a favore di tutti. Un governo di classe! Non in senso sociale, non in senso stilistico, ma in senso politico: un governo non di maggioranza ma di parte, se non addirittura di partito. Buon lavoro a Paolo Savona!