L’unica certezza è l’incertezza

La recessione economica in cui l’Italia sta sprofondando è dovuta ad errori passati, a fattori esterni o all’inettitudine dell’attuale governo? Domanda dettata più dalla presunzione degli ignoranti che dall’umiltà degli intelligenti. “Bisogna ragionare”, risponderebbe giustamente il filosofo Massimo Cacciari. Provo allora a ragionare, facendomi aiutare dal governatore della Banca d’Italia e da autorevoli commentatori. A detta di costoro, quel che fa la differenza italiana, rispetto al già problematico e sofferente contesto economico internazionale, sta nel clima di incertezza venutosi a creare con l’entrata sulla scena politica del governo giallo-verde.

L’incerta alleanza tattica fra due partiti diversi per non dire opposti; l’incerta politica nei confronti dell’Europa; l’incerta manovra economica; l’incerto atteggiamento su importanti problemi; l’incerta politica estera; l’incerta politica dell’immigrazione; l’incerto quadro dei rapporti istituzionali. L’unica cosa certa di questo governo è l’incertezza. Questo clima influisce notevolmente sulle scelte economiche di chi investe e di chi consuma, che tende ad aspettare, a rinviare, a non decidere in attesa di tempi migliori e di conseguenza l’economia langue. Sei mesi di incertezza hanno fatto danni rilevanti ancor più delle scelte sbagliate, i cui effetti al momento ancora non si sentono.

Il governo a livello comunicativo riesce, almeno per ora, a colmare le lacune dell’incertezza con le illusioni del decisionismo. Si va avanti a sparate: anziché ragionare sui problemi per proporre eventuali soluzioni, si sparano soluzioni per evadere i problemi. Non so quanto potrà durare questo gioco, che evidentemente i mercati, gli operatori economici, gli imprenditori, i consumatori hanno scoperto fin dall’inizio.

Allora sorge spontanea una domanda: chi opera, più o meno, in economia non è anche cittadino elettore? Sul fronte economico regna la sfiducia, mentre sul fronte elettorale cresce il consenso. Non riesco a capacitarmi di questa strana contraddizione. Silvio Berlusconi ha colto questo nodo gordiano e tenta di fare l’Alessandro Magno della situazione: vuole cioè trasferire il meccanismo del consenso dalle illusioni intestinali alle incertezze mentali, dalla pancia al portafoglio. La soluzione non è così semplice e aneddotica.

Cosa può interrompere questo clima di incertezza per tentare di ridare fiato alle prospettive economiche del Paese? Come succedeva durante il periodo dei governi berlusconiani, all’estero hanno la freddezza e il distacco necessari per rendersi conto della nostra situazione, mentre noi siamo coinvolti senza accorgercene in una deriva pericolosa da tutti i punti di vista.

Devo fare riferimento ancora una volta al professor Cacciari, l’unico intellettuale che ha il coraggio di esporsi e di dare una lettura coraggiosa della situazione.  Durante un movimentato dibattito su La7, il ministro della giustizia Bonafede, non riuscendo a controbattere nel merito alle provocatorie affermazioni del filosofo, si è rifugiato in una battuta ironica: «Lei professore sa proprio tutto…». Al che Cacciari ha controbattuto: «Sì, sì, so tutto, so che il vostro governo mi fa schifo!». Temo purtroppo che il partito cacciariano abbia poco seguito: io mi sono iscritto da tempo, ma…