Il Presidente rammendatore

Venerdì 15 febbraio, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Quirinale l’Ambasciatore di Francia in Italia, Christian Masset, che gli ha consegnato una lettera di Emmanuel Macron di invito a compiere una visita di Stato in Francia. Mattarella ha accettato l’invito. I due si incontreranno dopo la telefonata di “disgelo” avvenuta qualche giorno prima.

Negli ultimi mesi la Francia è stata bersaglio di violenti attacchi da parte di Lega e M5S su migranti, deficit, Tav e chi più ne ha più ne metta, al punto da raggiungere una tensione giunta a livelli di guardia con il ritiro dell’ambasciatore da parte della Francia. I motivi di questi reiterati e scriteriati attacchi sono sostanzialmente due. Innanzitutto il governo italiano, in chiara e netta difficoltà a gestire la contingenza economico-finanziaria e le varie emergenze, tenta di deviare l’attenzione popolare su un altro piano, quello dei rapporti internazionali, solleticando l’orgoglio nazionale contro i nemici storici francesi: a parlar male della Francia il successo è garantito.

In secondo luogo la durezza nei rapporti con la Francia e con la Ue è forse l’unico punto di contatto collaborativo (?) tra i due partner del governo italiano, per i quali non c’è problema o argomento su cui si possa andare d’amore e d’accordo; tutti i giorni scoppiano polemiche e divergenze e quindi non pare vero trovare un piccolo (?) terreno su cui concordare. Le elezioni europee dietro l’angolo accentuano i toni “diversificatori”: Lega e M5S si contendono l’elettorato protestatario a suon di populismo, sovranismo, antipolitica e ostilità all’establishment ed ai poteri forti. Questi ultimi vengono addirittura e demenzialmente fatti coincidere con i membri del Parlamento europeo, rei di smascherare la debolezza e la confusione del governo italiano.

Lega e M5S sono alla ricerca dei loro alleati: per formare un gruppo nel Parlamento europeo sono necessari 7 partiti di 7 paesi diversi. I grillini hanno redatto un manifesto in 10 punti da condividere con le diverse forze politiche europee, che si riconoscono sostanzialmente nell’antipolitica: per ora si tratta dello Zivi Zid (Barriera umana) della Croazia, dello Kukiz’15 della Polonia, del movimento Liike Nyt (Movimento adesso) della Finlandia e di Akkel (Partito dell’agricoltura e allevamento) della Grecia. All’evento di presentazione, Luigi Di Maio accompagnato dai leader dei suddetti partiti ha esordito dichiarando: «Il nostro obiettivo è far stare meglio i cittadini…».

Consentitemi di riportare un piccolo episodio, una delle solite vuote interviste propinate ai fanatici del pallone. Parla il nuovo allenatore di una squadra, non ricordo e non ha importanza quale, che ottiene subito una vittoria ribaltando i risultati fin lì raggiunti. L’intervistatore chiede il segreto di questo repentino e positivo cambiamento e l’allenatore risponde: “Sa, negli spogliatoi ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti che dovevamo vincere”. Non ci voleva altro per scatenare la furia ironica di mio padre che, scoppiando a ridere, soggiunse: “A s’ capìssa, l’alenadór äd prìmma, inveci, ai zugadór al ghe dzäva äd perdor”. Per tornare a Di Maio ed al suo manifesto, vorrei sapere quale partito politico si proponga apertamente l’obiettivo di far stare “peggio” i cittadini.

La Lega trova i suoi alleati politici in Francia nel Raggruppamento Nazionale di estrema destra capeggiato da Marine Le Pen, nel cosiddetto gruppo di Visegrad (Polacchi, Cechi, Ungheresi e Slovacchi su posizioni euroscettiche, sovraniste e rigide in tema di immigrazione) e con i popolari filo-populisti austriaci di Sebastian Kurtz.

Non c’è che dire, due belle combriccole che puntano ad un’Europa diversa: in parole povere vogliono disfare la Ue. In mezzo a questa bagarre europea scatenata dai partiti italiani più votati e più osannati si muove, con stile e dedizione incomparabili, Sergio Mattarella, il quale cerca correttamente, convintamente e abilmente di toglierci le castagne dal fuoco o meglio di ricucire gli strappi procurati in continuazione da chi ci sta (s)governando. Sono convinto che molti esponenti e leader a livello europeo e mondiale lo chiameranno e gli chiederanno: “Presidente, cosa sta succedendo in Italia?”. Probabilmente lui risponderà: “Non lo so, sono preoccupato, cerco di fare il possibile per tenere la Repubblica unita e sulla strada giusta. Tutti mi applaudono, poi quando si va alle urne…La repubblica italiana non è presidenziale e quindi non posso fare più di tanto, ma ce la sto mettendo tutta”. Auguri Presidente, grazie e buon lavoro!