Il maestro razzista e i maestri di razzismo

Non sono solito buttare la croce addosso a qualcuno perché mi sembra sempre un inaccettabile espediente per mettere a posto la coscienza collettiva. Non fa eccezione il maestro di Foligno protagonista di un episodio incredibile e sconcertante di razzismo ai danni di un bambino. Stando a quanto trapela dalle cronache l’insegnante sarebbe addirittura recidivo in quanto avrebbe già definito “scimmia” la sorellina del bambino mostrato ai compagni come esempio di bruttezza. Non so cosa sia passato per la testa di questo educatore: si difende e si scusa sostenendo di aver tentato “un’attività per l’integrazione finalizzata a far prendere coscienza agli studenti del concetto di differenza razziale e di discriminazione”. Saremmo al paradosso, anche se tutto è possibile: se ben capisco, questo maestro avrebbe commesso dei gesti razzisti per far capire agli alunni che non bisogna essere razzisti. Forse era meglio mostrare con immagini appropriate cosa hanno sofferto e cosa soffrono le vittime del razzismo. L’autorità scolastica e, se necessario, quella giudiziaria chiariranno le responsabilità e prenderanno i provvedimenti del caso.

“Sono vicino a quel bambino, ma non può essere tutta colpa di Salvini come pensano i professoroni e i commentatori di sinistra”, ha detto il vicepremier Matteo Salvini, commentando le polemiche successive ai fatti di cui sopra. Un tempo si diceva: la prima gallina che canta ha fatto l’uovo. Non sono un professorone, non sono un commentatore di mestiere ma una persona che riflette ed esterna le sue riflessioni, sono di sinistra e me ne vanto. Faccio un ragionamento che sicuramente non piacerà a Salvini, ma purtroppo lui continuerà a salire nei sondaggi e nei voti ed io rimarrò solo soletto con le mie crisi di coscienza.

Seminare paura e intolleranza non giova certamente a creare un clima di rispetto reciproco e di convivenza civile. La politica si sta assumendo la gravissima responsabilità di soffiare sul fuoco, se non addirittura di accendere il fuoco, della insofferenza e della discriminazione, che fanno da preludio all’insorgere o al risorgere di sentimenti razzisti. In una situazione di estrema tensione dove gli immigrati vengono vissuti come usurpatori di lavoro, come delinquenti in pectore, come profittatori di welfare, ci può stare anche la scorribanda pseudo-razzista di un maestro elementare.

Quando i governanti considerano i naufraghi come pacchi postali da respingere al mittente, quando si usano le ruspe per sgombrare i campi profughi, quando si afferma che la pacchia è finita intendendo per pacchia la possibilità per un disperato di essere accolto dalla nostra società, quando si criminalizzano le organizzazioni non governative impegnate nel salvataggio in mare di quanti tentano la disperata fuga verso il miraggio della salvezza, quando si ritiene genericamente che  i gestori delle strutture di accoglienza siano personaggi senza scrupoli che speculano sugli immigrati, quando si dialoga con stati e governi che adottano la logica del muro per difendersi dall’invasione dei disperati, quando si restringe la politica dell’immigrazione alla guerra contro i trafficanti di profughi, quando si nasconde il problema dietro il paravento dell’indolenza europea, quando si adottano provvedimenti di legge burocraticamente finalizzati a sbattere fuori gli immigrati senza considerare i loro diritti e i nostri doveri, quando si raccolgono voti e consensi sparando cazzate sul tema immigrazione, quando si contravviene ai principi di umana solidarietà e si scavalcano bellamente i criteri alla base della nostra Costituzione, quando avviene tutto ciò in un coinvolgente crescendo rossiniano, non ci si può e deve stupire se qualche persona canta: il coro ha i suoi maestri.

D’altra parte il maestro di Foligno avrebbe detto ad una bambina di pelle nera: “Sei così brutta che possiamo chiamarti scimmia”. Nel 2013 Roberto Calderoli, senatore leghista e vice-presidente del Senato, alla festa del suo partito disse riferendosi al ministro Cecile Kyenge, donna di pelle nera e originaria della Repubblica Democratica del Congo: «Quando la vedo non posso non pensare a un orango». Francesco Speroni, capo delegazione della Lega all’Europarlamento, commentò così l’uscita del collega: «Dal punto di vista fisico Calderoli può anche avere ragione. D’altronde non si diceva che Celentano sembrasse uno scimpanzé. I paragoni tra animali e personaggi ci possono stare. Non si tratta assolutamente di razzismo, perché ognuno può dire quello che vuole».