I rospi da ingoiare o da baciare

La patata bollente, riguardante la decisione sull’autorizzazione a procedere della magistratura contro Matteo Salvini per reati commessi nella gestione della vicenda “Diciotti”, viene messa elegantemente in mano agli iscritti del M5S. La cosa per i grillini stava diventando troppo scomoda e delicata: dire no voleva dire rinsaldare gli equilibri di governo, ammorbidire i rapporti con la Lega, ma poteva significare scontentare gran parte dell’elettorato pentastellato abituato alla linea giustizialista (soprattutto per gli altri…). Dire sì avrebbe segnato un punto a favore della coerenza e dell’osservanza degli umori della base, ma avrebbe potuto creare problemi all’interno del governo, dopo che il presidente del Consiglio si era schierato politicamente in difesa del ministro degli Interni, addossandosi totalmente la responsabilità delle decisioni in odore di reato.

Durante la trasmissione radiofonica di “tutto il calcio minuto per minuto”, quando un cronista viene interrotto per un evento verificatosi su altro terreno di gioco, il collega interferente, al termine del suo flash, è solito concludere dicendo “linea al collega che stava parlando”.   “Decisione a chi ci vota”: così il M5S ha pensato di scaricare la questione sulle spalle dei grillini frequentatori del web. Al solo pensiero di buttare decisioni così delicate in pasto ad un banale clic, mi si gela il sangue nelle vene. Siamo al metodo del “pollice verso” rovesciato. Se non è populismo questo…Pura follia!

L’esito è quasi scontato. I parlamentari cinquestelle, in commissione ed in aula, si dovranno attenere all’indicazione emergente dalla consultazione informatica, salvo essere probabilmente espulsi dal movimento. Se, come tutto lascia prevedere, il responso sarà un sì all’autorizzazione, i maggiorenti pentastellati di fronte a Salvini allargheranno le braccia e si nasconderanno dietro il dito di un assurdo referendum; se dovesse mai uscire un no, saranno baci e abbracci con Salvini e si potrà tranquillamente procedere a baciare il rospo. A favore del no potrebbe però giocare l’indagine aperta anche su Conte, Di Maio e Toninelli con possibile ripetizione della procedura dell’autorizzazione anche per loro: d’altra parte hanno affermato e scritto di essere stati perfettamente d’accordo con Salvini nella gestione del caso Diciotti. Dire sì al processo per Salvini imporrebbe uguale atteggiamento verso gli altri membri del governo implicati: un tremendo boomerang tattico, una sorta di fuoco amico obbligato.

Confesso di non avere un grosso interesse a vedere Salvini (ed eventualmente i suoi colleghi di governo) sul banco degli imputati; credo non abbia commesso alcun reato, anche perché si è assunto una responsabilità ben maggiore rispetto a quella di violare una norma di legge; ha politicamente e sciaguratamente scelto di violare i principi culturali e umani alla base della nostra civiltà: dove ci sta il più ci sta anche il meno. Il fatto grave è che il presidente Conte lo stia coprendo politicamente: d’altra parte cosa poteva fare? Due burattini servi dello stesso padrone? I cinquestelle non si possono pulire la coscienza mandando Salvini davanti alla magistratura: la loro enorme responsabilità resterà scritta nella storia come un cedimento all’inumana deriva anti-immigrati. L’antipolitica cede alla peggior politica: non può che essere così.

Tatticamente, oltretutto, daranno a Matteo Salvini l’occasione di fare la vittima sull’altare della difesa nazionale e della battaglia per la sicurezza: i grillini ne usciranno comunque con le ossa rotte. La politica, fatta uscire dalla porta, rientra dalla finestra e presenta un conto salato. In tal senso prima o poi verrà anche il turno della Lega. Con gli italiani a fare una triste contabilità ed a coprire le perdite.