Vivamente presidente

Una lezione di stile. La classe non è acqua. Mi sento di commentare così, a caldo, l’intervento di fine anno del Presidente Mattarella. Mia madre dalle persone investite di alti incarichi pretendeva molto, esigeva persino ingenuamente “le physique du rôle”. I medici, ad esempio, li voleva alti, distinti, brizzolati e occhialuti; anche gli uomini di Chiesa: non concepiva un vescovo piccolo e dimesso. Ricordo una interpretazione televisiva del grande Sergio Fantoni, che impersonificava un neurochirurgo di grande fama, nel contesto di una storia struggente. Di fronte a tale figura sbottai bonariamente verso mia madre dicendo: “At tazrè! Al la sarà col lì un dotor!”.

Sergio Mattarella non ha una particolare prestanza fisica, ma possiede lo stile, molto più importante, che non è forma, ma sostanza, in cui mette una credibilità fatta di storia personale, di competenza professionale, di esperienza istituzionale e dotazione valoriale. È il Presidente! Mio padre diceva: «L’è al ton ca fa la musica». Il capo dello Stato lo ha dimostrato ancora una volta, riuscendo con grande rispetto e misura a dire il suo parere su tutto ciò che bolle in pentola nella vita del nostro Paese. Molti si affannano a chiosare il suo discorso, ad evidenziarne particolari passaggi, ad esprimere concordanze. Non c’è niente da aggiungere e da commentare: un tutt’uno da prendere o lasciare. Egli esprime un’idea di Paese comunitariamente unito, solidale, dialogante, collaborativo, aperto, responsabile, equilibrato. Se ho parecchie difficoltà a riconoscermi nella classe politica italiana, dopo aver ascoltato Mattarella, mi sento pienamente italiano.

Egli riesce a “intromettersi” nella politica con eccezionale sobrietà e non le manda a dire ai governanti, gliele dice tutte con rispetto dei ruoli e delle funzioni. Riesce a dialogare coi cittadini richiamandoli all’ordine con la serietà e la serenità necessarie. Dice, con sincerità abbinata a comprensione, tutto a tutti: ognuno può ritrovarsi dentro le sue parole e dentro la sua visione. Che Presidente! Attento, senza pietismi e demagogie, ai problemi della gente, mettendo in fila i valori: sì, perché è tutta questione di priorità nei principi. Se si sbaglia la scala si è perduti. Ed è quanto sta succedendo nelle attuali vicende e scelte governative.

Non posso esimermi dal sottolineare un passaggio del discorso di fine anno, un semplice aggettivo, probabilmente aggiunto rispetto al testo predisposto, detto col cuore: “vivamente”.  Lo ha speso quando ha invitato tutti, vivamente, a riconsiderare nel metodo e nel merito la manovra economica, la legge di bilancio. Qualcuno la chiama “moral suasion”, io preferisco chiamarla rimprovero costruttivo. Sergio Mattarella non fa che rimproverarci, ma lo sa fare così bene che non possiamo irritarci, anzi siamo costretti a ripensare quanto facciamo. Un parlamentare amico, già durante la scorsa legislatura, mi diceva: «Non hai idea di quanti siano, pur nella massima correttezza istituzionale e nei limiti rigorosamente rispettati, gli interventi sotto traccia del Presidente della Repubblica al fine di evitare errori, svarioni, inconvenienti…». Tutto senza prevaricare, senza debordare, senza pesare. La gente lo capisce e lo apprezza. Resta da chiedersi perché non lo capisca e non lo apprezzi quando entra nella cabina elettorale. Questo interrogativo non se lo pone Mattarella, il quale rispetta sempre e comunque la volontà degli elettori, me lo pongo io, ancor più dopo avere ascoltato il suo discorso augurale.