Una sassata nei vetri o nello stagno?

Ho l’impressione che il sindaco di Palermo Leoluca Orlando abbia tirato un “sassone” nella piccionaia legastellata. Egli infatti ha annunciato la sospensione, nella sua città, degli effetti del decreto sicurezza, soprattutto con riferimento all’impossibilità per gli immigrati di iscriversi all’anagrafe alla scadenza del permesso di soggiorno per motivi umanitari con la conseguente esclusione da una serie di diritti in campo sociale. Orlando ha avuto il coraggio di mettere il dito nella piaga dal punto di vista costituzionale, ma anche sul piano politico.

Non ho approfondito la materia giuridica per la quale non mi sento dotato di preparazione ed esperienza. Da quanto ho potuto capire il discorso riguarda il riconoscimento e il rispetto di diritti fondamentali previsti dalla nostra Costituzione per soggetti pur precariamente accolti ed inseriti nel nostro contesto economico e sociale. Se ben ricordo già il Presidente della Repubblica aveva espresso dubbi e riserve su un’opera legislativa delicatissima, impostata ed attuata con il garbo di un elefante in un negozio di cristalleria. Ora ci torna sopra con decisione il sindaco di una importante città a cui peraltro si sono aggiunti altri suoi colleghi, seppure con sfumature e convinzioni diverse, da Luigi de Magistris (sindaco di Napoli) a Giuseppe Falcomatà (primo cittadino di Reggio Calabria), da Federico Pizzarotti (sindaco di Parma) a Dario Nardella (sindaco di Firenze) e Alessio Pascucci (sindaco di Cerveteri). Si tratta di una levata di scudi istituzionale, motivata sul piano giuridico in difesa dei principi costituzionali.

La reazione governativa è per il momento quella del ministro degli Interni Matteo Salvini, l’ispiratore di questo provvedimento legislativo: il primo acconto pagato all’elettorato particolarmente sensibile al discorso del contenimento tout court dell’immigrazione. Il vicepremier, come suo solito, la butta in rissa, minimizzando la questione e dipingendola come un’iniziativa di qualche sindaco di sinistra per dar contro a Salvini e alla Lega,  sollevando brutalmente il discorso dell’obbligo di rispettare la legge con eventuali conseguenze personali sul piano legale, civile e penale,  evocando un eventuale verifica elettorale con i sindaci ed i loro cittadini, cavalcando lo stucchevole e pretestuoso motivo conduttore del “prima dobbiamo pensare ai milioni di italiani poveri e disoccupati, difendendoli dai troppi reati commessi da immigrati clandestini”, mettendo in discussione il diritto all’assistenza sanitaria gratuita per qualsiasi clandestino (sono testuali parole del ministro), nascondendosi dietro altre misure ad effetto contenute nello stesso decreto (lotta alla mafia e all’abusivismo, potenziamento delle forze dell’ordine, conferimento ai sindaci di poteri straordinari), finendo con la formula di rito (“Per scafisti, trafficanti di esseri umani e mafiosi è finita la pacchia. Forse qualcuno di questi sindaci rimpiange business miliardari”).

La mossa orlandiana, opportuna dal punto di vista etico ed istituzionale (non è un caso se avviene, con perfetto tempismo e omogenea intonazione, rispetto all’intervento in chiusura del 2018 del Presidente Mattarella), ha precisi significati ed effetti politici. Innanzitutto punta a ricollocare con chiarezza le forze politiche: a destra chi è di destra, a sinistra chi è di sinistra. Non è certo un caso che Forza Italia, impegnata in un attacco antigovernativo in materia di manovra economica, abbia immediatamente aggiustato il tiro, schierandosi in difesa del decreto sicurezza e facendo quadrato sulle misure in esso contenute. Il partito democratico, seppure con una certa timidezza e mettendo in evidenza un certo ritardo nei tempi ed un certo spiazzamento nella strategia, si è schierato dalla parte dei sindaci.

E il movimento cinque stelle? Il decreto sicurezza era già terreno di scontro interno: le espulsioni delle ultime ore sono legate soprattutto a questo provvedimento più subito che voluto dai pentastellati. I sindaci coinvolti nella polemica non sono lontani dall’elettorato grillino. Gli elettori di questo anomalo partito come reagiranno? Continueranno a berla da botte o cominceranno a porsi qualche domanda?

E il mondo cattolico, a cui peraltro Leoluca Orlando è legato da antica ma forte ispirazione e frequentazione, cosa dirà? I cattolici mi sembrano stretti nella morsa valoriale tra Mattarella e papa Francesco, sollecitati, seppure in modo piuttosto soft, dai nuovi vertici della Cei, messi in crisi di coscienza da un governo che si colloca sempre più lontano dai principi cristiani. Non c’è da illudersi: il richiamo della foresta securitaria è sempre molto forte, ma… Non so se la provocazione del sindaco di Palermo avrà solo l’effetto di una sassata contro i vetri governativi alquanto infrangibili oppure quello di una pietra gettata nello stagno, che smuove le acque delle coscienze dei cittadini e provoca onde concentriche sulla superficie della politica.