La vergognosa tifoseria dei fratelli coltelli

Parenti serpenti, cugini assassini, fratelli coltelli: questi detti significano che più stretta è la parentela tra i litiganti, maggiore sarà il livore che ognuno serberà nei confronti dell’altro. I protagonisti dell’attuale stagione politica italiana sono partiti con l’astuzia dei serpenti in una coalizione governativa parentale, una sorta di patto di non belligeranza, stipulato per convenienza e impostato contrattualmente per tirare a campare e guadagnare tempo. Strada facendo, l’insorgere delle varie emergenze, l’aggravarsi dei problemi, il cercare soluzioni concrete li hanno necessariamente avvicinati, costretti a diventare cugini pronti a battagliare fino all’ultimo sangue pur di non soccombere l’uno all’altro in una malcelata sfida demagogica alla conquista della supremazia elettorale. Le sempre più bellicose intenzioni si sono via via accentuate e sono cominciati a spuntare i coltelli tra fratelli con genitori in comune (populismo e sovranismo), ma con il problema della spartizione dell’eredità elettorale. E quando c’è di mezzo un’eredità sappiamo che tutto il peggio può succedere in un crescendo di violenza non solo verbale.

Non c’è questione su cui non scoppi un litigio, volano parole grosse, si incrociano accuse pesanti, emergono idee opposte, i coltelli sono sotto il tavolo di palazzo Chigi dove il premier Conte fa finta di non vederli, ma poi si scende in piazza, quella mediatica e quella reale, e lì i conflitti esplodono apertamente e brutalmente.  Non regge più il gioco di scaricare le colpe sull’Unione europea, sul partito democratico, sui poteri forti, sulle banche, sul passato più o meno recente. L’esternalizzazione delle colpe non regge più, gli sfoghi asimmetrici non bastano, le rassicuranti dichiarazioni di stabilità governativa hanno l’effetto di calmare il pelo dell’acqua sotto cui ci si avvicina al redde rationem. I tifosi non stanno più nella pelle e si schierano apertamente.

Marco Travaglio capisce di avere fatto una scelta insensata e si para il culo facendo dei continui distinguo, arrampicandosi sugli specchi di una diversità politica fra i contendenti, sempre più invisibile, a difesa dell’indifendibile M5S. Gli ho sentito dire che i grillini sarebbero di sinistra in quanto promotori di aiuti ai poveri (reddito di cittadinanza), come se la storia non insegnasse che i regimi di destra si sono sempre ammantati populisticamente di misure sociali per coprire le loro sostanziali mire anti-democratiche (Benito Mussolini fece ben più e meglio dei grillini nel campo dell’assistenza sociale). Si sta rivelando apertamente infatti il tasso di consanguineità politica e proprio per questa ragione aumenta vertiginosamente la necessità di distinguersi tatticamente in conflitti di maniera, di duellare sui ring elettoralistici, di chiamare a raccolta le proprie truppe e di stipulare alleanze in vista della guerra.

Anche Forza Italia è costretta dopo tanto rancore anti-salviniano a soccorrere l’infido alleato leghista, proponendogli il ritorno ad un problematico letto pseudo-coniugale: l’atteggiamento del coniuge tradito, disposto a scordare il passato pur di tornare ai vecchi amori. Non parliamo dei Fratelli d’Italia, i “guardoni” che tifano Lega pur non occupando la curva degli ultras. Ormai si ha la netta sensazione che il governo faccia da cenere rispetto ad un fuoco che cova in attesa di esplodere al momento opportuno.

Nel frattempo come Paese stiamo perdendo la faccia e la dignità. Come Italiani stiamo perdendo la coscienza. Giustamente Massimo Cacciari in una incontenibile invettiva televisiva, partendo dalla distinzione tra giustizia e legge, gridava “vergogna” alla patetica ministra Giulia Bongiorno. “Vergognatevi, ripeteva, ossessivamente, abbiamo tenuto per giorni e giorni una cinquantina di disgraziati in alto mare, vergognatevi…”. Poi, ad un certo punto, ha cambiato la voce del verbo vergognarsi e gridava: “Vergogniamoci”, lasciando intendere che non gli interessava tanto la buffonata continua di Salvini, ma il destino dell’Europa e delle coscienze della gente.  Il pericolo che sta dietro i fratelli coltelli è proprio quello che vede lucidamente il professor Cacciari: diventare più o meno consciamente tifosi di una guerra immorale, antistorica, antipolitica, antitutto ciò che di buono è stato costruito in democrazia.