Il rigore costituzionale

Il durissimo scontro parlamentare sulla legge di bilancio, in mezzo ad inaccettabili forzature di metodo ed a stravaganti equivoci di merito, ha riservato anche qualche bella espressione democratica: dopo il pianto istituzionale di Emma Bonino, l’invettiva costituzionale di Guido Crosetto.

Il parlamentare di Fratelli d’Italia, ha pronunciato un discorso molto importante e interessante, affermando con foga: «L’articolo 72 della nostra Costituzione dice che ogni disegno di legge è esaminato dalla commissione e poi dalla Camera stessa che l’approva articolo per articolo. La stessa Costituzione prevede che per il disegno di legge finanziaria ci sia una procedura rafforzata. La finanziaria è qualcosa di diverso nel quale la Costituzione interviene e dà ancora più diritti al Parlamento…Se domenica una squadra avesse iniziato a giocare la partita non mettendo la palla al centro, ma sul dischetto del rigore, ci sarebbero 630 deputati qui a stracciarsi le vesti, perché le regole non vanno cambiate. Invece, se si infrange la Costituzione, ce ne sbattiamo e ci passiamo sopra, perché la maggior parte delle persone non ne capisce la gravità».

Guido Crosetto, per quanto conosco di lui, è un parlamentare che riesce a ragionare sempre con la sua testa, andando spesso e volentieri al di là della sua appartenenza politica. E non è poco! Questa volta si è superato: ha fatto una intelligente, appassionata e motivata difesa della Costituzione, partendo dai banchi di un partito, che non ha sicuramente una simile storia e una tale tradizione alle proprie spalle.  La cosa assume un rilievo ancora maggiore. Mi perdonerà l’onorevole Crosetto, ma se per tornare al dettato costituzionale abbiamo bisogno del forte e puntuale richiamo di un esponente della destra di ispirazione non proprio storicamente in linea con la nostra Carta fondamentale, bisogna dire che siamo arrivati, anche e soprattutto per “merito” dei giallo-verdi, nei bassifondi della democrazia. Ben venga il richiamo al rispetto delle regole democratiche, da qualsiasi parte arrivi, anche se non sembra sortire un grande effetto.

Sì, perché Guido Crosetto ha capito molto bene anche un’altra cosa: che la politica non si sta facendo con la Costituzione alla mano, ma considerando gli effetti mediatici sulla gente e, come lui ha acutamente osservato, siccome la maggior parte delle persone non riesce a cogliere i termini delle questioni in ballo, si alzano le spalle, si va avanti “come se niente fudesse” e come se la Costituzione fosse un arnese usurato e superato.

Si sta cioè, come sostiene opportunamente Massimo Cacciari, avallando un processo di revisione anti-democratica delle coscienze, tacitandole o sporcandole con ripetuti messaggi demagogici e populisti. Non c’è in ballo solo la manovra finanziaria del 2019, non sono in precario equilibrio solo i rapporti con l’Europa, non è solo in pericolo la quadratura dei conti pubblici, non è solo discutibile il contenuto della manovra, stiamo arrivando alla frutta della democrazia rappresentativa e parlamentare. Il problema è far sì che se ne accorga la gente, il cittadino comune stordito dai proclami pentaleghisti e dalle manfrine legastellate. Ben vengano i Crosetto con i loro aiuti imprevisti, che valgono doppio.