Un europeo distinto tra italiani grossolani

La politica è fatta anche di mediazione fra idee e interessi diversi, l’importante è che questa avvenga ai più alti livelli possibili. Non sembra il caso della trattativa in atto fra il governo italiano e la commissione europea alla ricerca di un onorevole compromesso, che consenta un certo qual rientro della manovra economica nei parametri di bilancio fissati a livello comunitario.

Da entrambe le parti si gioca a fare i furbi in un tira e molla davvero poco edificante. Il governo italiano fa molta fatica a ingoiare il rospo: si è spinto elettoralisticamente troppo avanti e la marcia indietro risulta assai problematica. Anche la Commissione ha i suoi componenti cattivi e buoni. Sembra che il presidente Jean Claude Juncker svolga un ruolo di “colomba” contro tutti: Dombrovskis e gli altri sarebbero sostenitori di una linea dura con l’italia.

Non l’avrei mai detto. Tutti ricordano gli insulti, assai poco velati e molto minacciosi, rivolti da Matteo Salvini a Juncker: per dirla senza eufemismi si andava dall’ubriacone al ladro.  Ebbene pensavo che prima o poi ce l’avrebbe fatta pagare. Per ora sembra proprio di no, addirittura Juncker ci sta dando una mano, dimostrando un’eleganza notevole e impartendo una lezione di stile ai buzzurri nostrani. Meno male che c’è Juncker…e la Francia con i suoi strappi alle regole, che trasforma in mezzo gaudio i nostri mali finanziari.

Giovanni Tria è tenuto “ostaggio” a Bruxelles finché non si troverà la quadra: il ministro dell’economia non ha un compito facile e sinceramente non lo invidio. Da una parte si può dire come abbia voluto una bicicletta e si sia accontentato addirittura di un monopattino duro da spingere e quindi ora non gli resti che rischiare un’ernia politica più o meno strozzata; dall’altra parte, complice, come pare, il presidente della Repubblica, sembra stia svolgendo il difficile ruolo di difensore dell’Europa in un coro di antieuropeisti ed euroscettici. Anche il premier Giuseppe Conte è venuto a miti consigli e sembra più in difficoltà con i suoi goliardici vice-presidenti che con gli austeri commissari europei. Sullo sfondo l’Italia di cui forse non interessa veramente niente a nessuno, salvo a Sergio Mattarella, che imperterrito svolge egregiamente il suo compito istituzionale rappresentando al meglio l’unità nazionale.

Come finirà? Uno straccio di accordo lo troveranno. “Si vis pacem, para bellum” (se vuoi la pace, prepara la guerra), dice una locuzione latina di autore ignoto. Il problema è che il governo italiano, soprattutto ad opera dei sedicenti leader dei partiti di maggioranza investiti di alti incarichi ministeriali (la riprova dell’opportunità di distinguere gli incarichi di partito dalle funzioni di governo), non ha preparato la guerra (una gara troppo dura aprire un conflitto vero e proprio con la Ue), ma ha perso la testa confezionando un gran casino in cui lui stesso non riesce a districarsi, premessa di una finta pace, che rinvia tutto alle prossime scadenze.

Non ho mai amato il dilettantismo nello sport, figuriamoci nella politica. Sì, perché siamo veramente, a livello italiano, in mano ad una squadra di dilettanti allo sbaraglio presentati da Co…nte. Meglio i professionisti-burocrati di Bruxelles dei dilettanti-politici di Roma.