L’insana Scala del calcio

Mi sembra di ricordare che negli stadi calcistici i tifosi nordisti abbiano ripetutamente invocato un’eruzione del Vesuvio per seppellire i colleghi sudisti. Chiedo scusa, ma bisogna      cinicamente ammettere che il grido è stato ascoltato: anziché il Vesuvio si è messa in moto l’Etna. Forse delusi e innervositi da questo svarione vulcanico, i tifosi di Inter e Napoli han tentato di farsi giustizia da soli, scatenando il putiferio prima della partita di calcio, che allo stadio San Siro vedeva di fronte le loro squadre: un morto, alcuni feriti, etc. etc. La rissa è avvenuta un’ora prima della partita, che si è però regolarmente giocata. Poi durante la sfida calcistica c’è stata la solita performance razzista, scatenata contro il nero giocatore del Napoli Koulibaly a suon di cori insultanti, a cui il giocatore ha risposto con un equivoco applauso di scherno (rivolto all’arbitro, che lo aveva nel frattempo ammonito per un intervento di gioco scorretto, o al pubblico o a tutti due?), che gli è costato l’espulsione dal campo.

Fuori e dentro lo stadio di San Siro è andata in scena l’ennesima tragicommedia del calcio italiano. Le cassandre del giorno dopo invocano squalifiche, penalizzazioni, chiusura delle curve, provvedimenti duri. Potevano essere adottati prima della partita e durante la stessa. L’incontro non si doveva giocare: il preludio di morti e feriti doveva imporre di chiudere drasticamente il sipario. Invece si è giocato e durante la partita i tifosi, non contenti dell’apericena di via Novara, hanno brindato nei calici razzisti. L’arbitro, i suoi collaboratori, i responsabili dell’ordine pubblico non sono intervenuti: la partita andava immediatamente sospesa, invece il direttore di gara se l’è presa con il giocatore oggetto dei cori e lo ha espulso, perché ha osato irridere, con un gesto innocuo (un applauso), un po’ tutti, chi lo ha insultato a lungo, chi ha permesso che ciò avvenisse, chi gli ha sventolato il cartellino prima giallo e poi rosso, non capendo la sua esasperazione (per arbitrare serve il regolamento, ma anche il buon senso e un po’ di umana comprensione).

Il sindaco di Milano chiede scusa a nome della città, il questore chiuderà la curva, le autorità federali disporranno la disputa di due partite a porte chiuse più una terza con l’ingresso vietato ai soli tifosi della curva.  Il comportamento arbitrale viene sostanzialmente difeso o almeno giustificato. Le diverse autorità chiamate in causa non nascondono una certa qual polemica fra di loro. Che razza di casino… E tutto per una partita di calcio! Si intuisce chiaramente che non si vuole disturbare più di tanto il circo calcistico: troppi interessi in gioco. Lo scandalo durerà qualche giorno, sì e no il tempo di seppellire i morti e curare i feriti. Poi tutto tornerà come prima: lo spettacolo deve continuare.

I tifosi violenti (quelli che la partita non la guardano nemmeno, urlano improperi agli avversari, si scatenano nei pre e post partita, dettano legge a giocatori, allenatori, presidenti, spadroneggiano gli stadi e le zone intorno agli stadi) sono vissuti come terroristi del pallone, che non devono condizionarci e cambiare le nostre abitudini. Sì, continuiamo a tenere aperti gli stadi, a giocare come se niente fosse, facciamo finta di indignarci, salvo mettere non poco sale mediatico sulle ferite dell’antagonismo, prendiamo qualche provvedimento di facciata e tutto finisce lì.

Il sindaco di Milano ha dato una spruzzata alla torta: «Chiedo scusa a Koulibaly, a nome mio e della Milano sana. L’Inter? A me piacerebbe che a Empoli Asamoah portasse fascia di capitano». Un velo di zucchero sulla ciambella senza buco. Siamo ben lontani dalla Milano che, pochi giorni or sono alla Scala, aveva tributato un interminabile applauso al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Occorrerebbe un interminabile fischio verso il mondo del calcio di cui Milano si considera la capitale. San Siro non è forse considerata la Scala del calcio? E allora coraggio!