La politica in pasticceria

Pietro Ferrero, un pasticcere piemontese, ha l’idea di creare una pasta dolce con nocciole, zucchero e il poco cacao disponibile subito dopo la seconda guerra mondiale. Le dà la forma di un panetto, in modo da poterla tagliare e gustare su una fetta di pane e la battezza “Gianduiot”. Siamo nel 1946. Questa deliziosa pasta nel 1951 viene trasformata in una crema spalmabile chiamata “Supercrema”: è l’antenata della famosa “Nutella”. Nel 1964 dopo prove ed esperimenti nasce la crema più famosa al mondo, battezzata appunto “Nutella”.

Non ce li vedo proprio Aldo Moro ed Enrico Berlinguer che si lasciano fotografare mentre fanno colazione con la “Nutella”. Lo ha fatto invece in questi giorni Matteo Salvini. Di prima mattina, il ministro dell’Interno si scatta il solito selfie gastronomico: «Il mio Santo Stefano comincia con pane e Nutella, il vostro?». La foto – nel giorno del terremoto a Catania ed a 24 ore dall’agguato al parente di un pentito di ndrangheta a Pesaro – va subito di traverso a parecchi. “Un selfie demenziale”. “Si deve dimettere”. Scoppia un interminabile putiferio polemico in cui Salvini guazza con la sua verve popolana, che tanto piace agli italiani (almeno così sembra).

I social possono diventare una macchina infernale con la quale si scherza su tutto e le sguaiate risate diventano consenso politico. Quanti si abbassano a polemizzare a questo infimo livello finiscono col fare il gioco di chi sta rendendo la politica un gioco.  D’altra parte mi sono imbattuto sulle reazioni social al terremoto in provincia di Catania: roba agghiacciante, da far accapponare la pelle, non per la drammaticità dell’evento, ma per la superficialità e l’esibizionismo con cui veniva affrontato e commentato. La Nutella viene spalmata su tutto e tutti: non si riesce a parlare seriamente. Tutto fa (avan)spettacolo.

Forse un tempo la politica era imbalsamata in una gelida ritualità. Oggi è svaccata in una bollente trivialità. Una volta era ovattata in un linguaggio ricercato e felpato; in questi tempi è ostentata in un lessico rimbombante e fragoroso. Se sotto le parole prima si nascondevano le frigide ideologie, attualmente si copre l’impetuoso e ardente nulla. Preferivo aristocraticamente delegare la politica a coloro che la sapevano interpretare piuttosto che farne populisticamente materia di un contendere grossolano e scherzoso.

La sera stessa Matteo Salvini torna a bomba: «Un pensiero ai politici ed ai giornalisti di sinistra, che vivono male anche durante le feste. Pensare che oggi per molti siti il problema era Salvini che fa colazione con pane e Nutella. Avete dei problemi. C’è gente che ha rubato e mangiava caviale e champagne». Come volevasi dimostrare. Tutto serve, tutto fa brodo. Bisognerebbe avere il coraggio di tacere e di seppellire col silenzio i buffoni di corte, perché, prima o dopo, come avvenne a Rigoletto, arriva un Monterone assai convincente con la sua maledizione, che però colpisce non solo i buffoni, ma anche i loro incolpevoli parenti e amici. E ciò mi preoccupa molto più della Nutella a colazione.

Torno all’excursus storico con cui ho iniziato: da Pietro Ferrero a Matteo Salvini. Nel 2018 la politica usa Nutella per addolcire il palato amaro degli elettori e la ricetta sembra funzionare. Qualcuno sostiene che la Ferrero non abbia mai sbagliato il lancio di un prodotto. Forse è il caso che la sinistra si faccia inventare una contro-nutella. La politica diventerà – la è già – il gioco delle torte in faccia.