Il voltafaccia fa perdere la faccia

Come al solito si scatenano bagarre politico-dibattimentali su questioni senza che qualcuno tenti almeno di chiarirne la sostanza. Anche i media hanno la loro parte di grave responsabilità al riguardo. In questi giorni si fa un gran parlare polemico di “global compact sull’immigrazione” e della prossima riunione mondiale finalizzata alla firma del documento Onu in tale materia: il problema sta nel fatto se debba parteciparvi il governo italiano condividendo i presupposti di questa iniziativa oppure se sia più opportuno lasciare la patata più o meno bollente nelle mani del Parlamento. A prima vista sembrerebbe una questione meramente procedurale o tutt’al più istituzionale. In verità c’è sotto molto di più.

Il “Global Compact for migration” è un documento dell’Onu, i cui punti cardine sono la lotta alla xenofobia ed allo sfruttamento dei lavoratori, il contrasto del traffico illegale dei migranti, l’assistenza umanitaria, il potenziamento delle politiche di integrazione, la messa a punto di programmi di sviluppo e la definizione di procedure di frontiera che rispettino la Convenzione sui rifugiati del 1951. I Paesi firmatari devono promuovere anche “il riconoscimento e l’incoraggiamento degli apporti positivi dei migranti e dei rifugiati allo sviluppo sociale”. L’accordo prevede, inoltre, un maggiore sostegno agli Stati che accolgono il maggior numero di rifugiati.

Secondo le stime delle Nazioni Unite, al momento ci sono 258 milioni di migranti in tutto il mondo, 85 milioni in più rispetto al 2000. Ciò vuol dire che circa una persona su trenta è costretta a lasciare il proprio Paese d’origine per cercare fortuna in uno Stato d’accoglienza. Tra le tante persone coinvolte nel fenomeno migratorio negli ultimi anni ci sono anche 50 milioni di bambini. Dal 2000 ad oggi oltre 60mila migranti hanno perso la vita nelle pericolose traversate per arrivare ai Paesi più ricchi.

Nonostante appena due mesi fa avesse detto, in sede Onu tramite il suo presidente Conte, che avrebbe sottoscritto tale documento, il governo italiano sembra avere cambiato idea ed ha deciso di parlamentarizzare il dibattito e rimettere le scelte definitive all’esito di tale discussione” per via delle tematiche “particolarmente sentite dai cittadini”.

In Marocco, fra il 10 e 11 dicembre, si terrò un summit a Marrakech per la sottoscrizione del suddetto documento, che non è vincolante, ma si pone23 obiettivi che rispecchiano norme già previste dal diritto internazionale ed esortazioni a una maggiore cooperazione fra gli Stati.  La maggior parte dei Paesi europei, anche quelli più interessati dai flussi migratori come Francia e Germania, hanno annunciato che firmeranno il documento: fra i Paesi europei che non lo faranno ci sono quelli tradizionalmente piò ostili ai migranti come Ungheria, Polonia e Slovacchia. L’ufficio stampa dell’Onu, in un comunicato ripreso dall’Ansa, aveva scritto che Conte aveva confermato la firma dell’Italia durante un incontro col segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, seguendo un impegno preso nel 2016 dall’allora presidente del consiglio Matteo Renzi.

Cosa è successo nel frattempo? Cosa nasconde questa improvvisa e strana parlamentarizzazione del discorso? Abbiamo l’ennesimo contrasto all’interno del governo con furbesco relativo scarica barile? Che il Parlamento prenda atto e discuta una simile materia non è certamente cosa sbagliata e inutile, ma sembra una pilatesca e vergognosa lavata di mani governativa. Probabilmente è un documento imbarazzante per l’attuale compagine governativa italiana e il suo modo di impostare la politica in materia di immigrazione. “Va’ avanti ti ch’am scapa da rìddor”, dice una nota battuta dialettale. “Linea al collega che stava parlando”, farfugliano i radiocronisti sportivi di tutto il calcio minuto per minuto. Purtroppo nel caso del Global Compact non c’è da ridere e nemmeno da passare sbrigativamente la mano. Oltre tutto tra le linee del documento in questione esistono punti chiaramente favorevoli al nostro Paese ed al suo forte coinvolgimento nel fenomeno.

L’importante non è  aderire a principi universalmente riconosciuti, l’importante non è  porsi seriamente di fronte al problema immigrazione che, volenti o nolenti, caratterizza  la situazione mondiale, l’importante non è nemmeno trovare aiuti, appoggi e sostegni nella nostra qualità di Paese in prima linea, l’importante non è coinvolgere il Parlamento nel discorso, l’importante non è dare segnali di coerenza e continuità a livello internazionale, l’importante è tirarsi indietro mantenendo il vergognoso impegno di respingere, rimpatriare, criminalizzare i migranti, che vengono a romperci i coglioni. Se questo è il prezzo richiesto a Giuseppe Conte per rimanere in sella, gli consiglierei caldamente di ritornare a fare il suo mestiere, prima di perdere la faccia sul piano politico (sarebbe tutto sommato il meno) e su quello etico (qui il discorso si fa molto, ma molto pesante).