Il Fico fruttuoso

Rispondendo ai cronisti a margine di un evento ai Lincei, il presidente della Camera Fico ritiene che il Global Compact sulle migrazioni vada “assolutamente firmato”. “Invito tutti a leggere bene il testo”, dice, “perché se si legge bene il testo” si vede che “è una gestione globale fatta con gli altri Paesi e quindi un’affermazione del multilateralismo sull’immigrazione. Serve all’Italia per non isolarsi sulla questione”. Fico si esprime indirettamente anche sul dl sicurezza: “La mia assenza al voto finale interpretata come presa di distanza? È stata interpretata bene”.

È quasi fisiologico che un politico investito di una della più alte cariche dello Stato prenda le distanze dal suo partito per mettersi, entro certi limiti, al di sopra delle parti. Roberto Fico proviene dal M5S e, pur essendo stato eletto alla presidenza di Montecitorio in base ad un accordo tra i pentastellati e il centro-destra, riesce a svolgere il suo ruolo in modo corretto, obiettivo ed imparziale: mosca bianchissima in un momento politico in cui la faziosità tende a trasformarsi in rissa continua.

Le esternazioni di Roberto Fico vanno però oltre la mera correttezza istituzionale, intesa in senso burocratico, per tentare di andare direttamente al cuore dei problemi del Paese ed esprimere un pensiero, libero dagli stretti vincoli di partito ed attento alla vita del Paese ed ai suoi primari interessi. Non ha paura quindi di smarcarsi dalla rigida disciplina del suo movimento per ragionare ad alta voce con la sua testa, in base soprattutto al buon senso prima ancora che a considerazioni di carattere politico. Forse è stato collocato su quell’alto scranno proprio in quanto “grillino anomalo”, probabilmente per neutralizzarne l’eventuale atteggiamento critico verso le scelte pentastellate. Anche il suo pedigree lo colloca ad un livello nettamente superiore ai colleghi di partito, per preparazione, esperienza e carriera politica. Aggiungiamo pure che evidenzia, anche umanamente parlando, un atteggiamento ragionevole e dialogante.

Non intendo dare significati eccessivi e fuorvianti al comportamento di Fico, ma non mi dispiace il suo modo di ricoprire l’alto incarico assegnatogli ed aggiungo che i suoi interventi sono sempre molto pertinenti e obiettivi, quasi a richiamare i colleghi deputati a mettere innanzi a tutto gli interessi dei cittadini rappresentati. Non credo si tratti del grillino buono che stempera le cattiverie dei grillini cattivi, nemmeno del contraltare moderato e simpatizzante al rigido e antipatizzante Luigi Di Maio, men che meno di una riserva di lusso del M5S da mettere in campo nei tempi duri che verranno.

Fatto sta che osa distinguersi continuamente, anche se discretamente, dalle scelte del governo e della maggioranza parlamentare, in particolare rispetto a quelle condizionate e caratterizzate dalla Lega. Non è un caso che il vice-presidente Salvini lo abbia ripetutamente invitato a stare al suo posto, a rispettare i patti, in poche parole a starsene zitto e buono. In merito al decreto sicurezza il ministro degli Interni, contro le perplessità espresse da Fico in modo piuttosto clamoroso, ha ribattuto: “Chi contrasta il dl sicurezza non ho capito se lo ha letto”, lasciando intendere un’accusa di ignoranza e/o di faziosità preconcetta. Il presidente della Camera non fa neanche una piega, va per la sua strada e fa benissimo. Spero che la sua lezione sia recepita a livello di cultura istituzionale, ma anche di opportunità politica e serietà strategica. Se poi metterà in crisi il M5S o almeno aprirà una crepa all’interno dello stesso è affare soprattutto del grillismo attivo e passivo, di cui non faccio parte.